lunedì 25 maggio 2009

No comment

A questo ci spinge il Napoli, un secco e deciso no comment. Nemmeno all’ultimo tentativo riesce di vincere fuori casa, ed a questo punto ogni commento è superfluo. Anche il Catania gioisce sul materasso Napoli, vincendo per tre reti a una, in una gara noiosa quanto assurda. Quando anche la dignità viene a mancare, non è nemmeno il caso di sprecare parole in commenti che, anche se pungenti e sentiti, non scuotono il gruppo, che ormai sta pensando a dove andare in vacanza.

Qualcuno, ancora peggio, pensa a dove sistemarsi l’anno prossimo, quasi sicuramente lontano da Napoli. Certo è che, se stanno giocando male per non lasciare un buon ricordo e farsi dimenticare in maniera indolore, gli ex fenomeni azzurri hanno scelto la strada giusta, ignari che un anno e mezzo di calci ad alto livello non li fa calciatori. Forse sbaglia ancora di più il presidente, convinto che in così poco tempo ha dei calciatori già degni di super – ingaggi o super – contropartite tecnico – economiche come quelle che si sentono in questi giorni di un calcio mercato che somiglia di più ad un fantacalcio.

L’unica cosa che possiamo fare è sperare che l’anno prossimo sia migliore di questo, e per la verità non sarebbe poi tanto difficile. Il presidente ed il direttore non possono più sbagliare, il pubblico ha già mostrato di non sopportare più altri insuccessi. Questa gente vuole una squadra al alti livelli, e per arrivarci la formula è semplice: organizzazione, e giocatori all’altezza della situazione. Giovani sì, ma anche elementi già affermati, altrimenti il Napoli sarà sempre una squadra punto interrogativo

mercoledì 20 maggio 2009

Caro Paolo, non bastano le parole…

Dopo la contestazione di domenica Paolo Cannavaro scrive ai tifosi sul sito del Napoli e manifesta tutta la sua amarezza per le contestazioni subite dopo la partita con il Torino. Contestazione, come abbiamo già detto, che probabilmente non sono da ricondurre solo ai gravi errori commessi domenica, ma ad una stagione molto al di sotto delle aspettative, forse la peggiore in assoluto per quanto lo riguarda. La mancanza di Domizzi quest’anno ha messo inevitabilmente in luce i suoi limiti come difensore centrale, e gravi limiti tecnico – atletici che prima forse venivano coperti vuoi con un’altra posizione in campo, vuoi con un’età più giovane che gli permetteva di compensare i propri limiti con l’entusiasmo.

Cannavaro è addolorato pèr la contestazione dei tifosi, tra l’altro civilissima, e definisce la contestazione “frutto di un inspiegabile pregiudizio”. Pregiudizio? E’ difficile poter chiamare pregiudizio il pensare che il fratello Fabio sia d’un altro pianeta, e mai nessuno, probabilmente, gli ha mai rinfacciato di non essere all’altezza di cotal fratello. Quando i tifosi guardano la sua partita si dimenticano del cognome che porta, e si vedono mortificare dagli interventi sbagliati, spesso leggeri, superficiali, distratti, fatti da chi non mostra abbastanza attaccamento alla maglia. Il suo veder mostrare spesso le terga all’avversario (facendo spesso fallo o andando fuori tempo) senza affrontarlo di fronte, mortificano il bel calcio oltre che i tifosi azzurri. Sono lontani i colpi di mascella di Peppe Bruscolotti, che si opponeva ai calcioni juventini mettendoci la faccia, e beccandosi più di una botta in pieno volto, per non farsi segnare e quindi umiliare. Quello è attaccamento, caro Paolo.

Caro Paolo, sei sicuramente un bravo ragazzo, questo non è mai stato in dubbio, e sicuramente sarai un grande tifoso del Napoli, ma nel tuo caso parlare di attaccamento alla maglia forse significa qualcos’altro rispetto a quello che intendono i tifosi. Cannavaro, quest’anno, e per buona parte dello scorso anno, hai dimostrato attaccamento alla maglia…da titolare. Se davvero avessi mostrato attaccamento alla maglia, ma come lo intendiamo noi, saresti stato il primo a metterti da parte, e a dire al tecnico (Reja prima e Donadoni poi) di non meritare di scendere in campo, ma di startene in panchina, a meditare, a lavorare sui tuoi errori, a tornare quel ragazzo promettente che eri, e che mostrava di non sentire il peso del proprio cognome. Ora che le cose vanno male, ma vanno male da un anno, e i tifosi giustamente contestano, te la prendi. Una sola cosa puoi fare: smentirci con i fatti. I tifosi sono sempre pronti a perdonare chi mostra di voler migliorare e di dare il proprio apporto alla causa. Questa contestazione, probabilmente, ti farà crescere, come non lo stanno facendo i commenti della maggior parte dei giornalisti che seguono il Napoli, e che ancora ti coccolano. Non lo fa nemmeno Donadoni, che nel suo pur apprezzabile atteggiamento di psicologo – chioccia si è schierato contro la contestazione, chiedendo di scaricarla su di lui. Liberati tu del tuo cognome, e ora che Fabio è sul viale del tramonto, comincia a vivere finalmente una carriera tua, senza cercare alibi. Anche se non si è il fratello migliore, non è detto che non si possa diventare un simbolo per una squadra. Vedi Franco e Peppe Baresi. Franco, milanista, è stato un difensore tra i migliori al mondo del suo periodo. Peppe certo ha giocato ad alti livelli, ma mai come quelli di Franco. Eppure è stato una bandiera dell’Inter, e ora, a distanza di quindici anni dal suo ritiro, è ancora in società, a fare il secondo di Mourinho.

lunedì 18 maggio 2009

Contestazione giusta, ma non proprio tutto è da buttare

Contestazione annunciata, contestazione meritata, giusta, da parte dei tifosi azzurri dal palato fine e dal cuore grande, che non possono tollerare uno scempio come quello “regalato” dal Napoli contro il Torino, che ha vinto per due reti a uno ed è tornato in corsa per la salvezza.

Il Napoli ormai non ha più motivazioni, e anche nelle ultime gare che restano i tifosi devono aspettarsi altre prove incolore, anche se vorrebbe un Napoli sempre vincente e capace di onorare il proprio campionato a dir poco fallimentare. Tra l’altro la sconfitta de Napoli ha suscitato qualche sospetto tra le altre contendenti la salvezza. Da segnalare le dichiarazioni di Marco Di Vaio, che ha lanciato sospetti sull’operato del Napoli, reo, a dir su, di aver favorito il Torino. Da parte nostra ci viene di dire che questo sarebbe veramente troppo, e che il Napoli ha perso solo perché non riesce più a trovare gli stimoli giusti, e perché buona parte della squadra sta già pensando ad altro, magari alla stagione prossima con un’altra casacca.

Contestazione giusta, dicevamo. Il bersaglio mobile più colpito è stato Paolo Cannavaro. Domenica il fratello d’arte ha fatto l’ultima, facendosi portare a spasso da Rolando Bianchi (molto poco amato a Napoli per aver rifiutato il trasferimento un anno fa) prima di segnare. Cannavaro è stato fischiato e contestato non solo per l’errore di domenica, ma per tutti gli errori di cui è stato protagonista per tutto il corso della stagione. Errori che, probabilmente, non hanno visto molti dei commentatori che girano intorno alla squadra, probabilmente per non nuocere troppo alla pecora nera dalla famiglia illustre.

Il Napoli, però, non è tutto da buttare. Donadoni, seppur non è un grande motivatore, ed il tifoso azzurro lo accusa di non aver portato modifiche dopo l’esonero di Reja, è un ottimo psicologo, e può rilanciare alcuni calciatori come non aveva saputo, o forse non voluto, fare Edy Reja.

E’ sotto gli occhi di tutti che il rilancio di Pià, al terzo centro consecutivo in campionato, sia molto merito del tecnico bergamasco, che ha saputo far rigare dritto un calciatore la cui testa non ha girato mai per il verso giusto in maniera continua, a cominciare dai tempi della C. Ora Pià, seppur i suoi gol sono inutili, ha preso consapevolezza di saper segnare e dialogare bene con centrocampo e attacco, sfruttando le sue caratteristiche di vice Lavezzi, veloce e abile ad aggredire gli spazi. Seppure il Napoli decidesse di non tenerlo per l’anno prossimo, è sicuro che adesso Più è un calciatore leggermente più facile da vendere. Donadoni, insomma, non è affatto uno stupido, ma ha più volte ribadito che per vincere c’è bisogno dei calciatori giusti, quindi dovrà essere aiutato dalla società. Ritocchino gli ingaggi ai calciatori che ritengono opportuno, e ne prendano altri all’altezza della situazione. In primis va confermato Lavezzi, ed in questi giorni questo potrebbe avvenire. Abbiamo dubbi su Hamsik, il cui girone di ritorno ridicolo difficilmente potrà ricucire lo strappo con la tifoseria azzurra. Chiunque venga, Donadoni, con un lavoro sulla psiche o con la forza, deve costruire un grande gruppo.

domenica 10 maggio 2009

Un anniversario da ricordare.. e da imitare!

Lo ricordiamo perché ci piace farlo, ma anche per aggiornare chi non lo ricorda o chi non lo sa, si spera in pochi. Oggi 10 maggio ricorre il ventiduesimo anniversario del primo scudetto del Napoli. Quel 10 maggio 1987, ormai davvero troppo lontano, in uno stadio gremito fino all’inverosimile, un certo Diego Armando Maradona portò gli azzurri ad una gioia mai provata prima. Il Napoli pareggiò 1-1 con la Fiorentina (reti di Carnevale e Baggio). Una festa infinita, per le strade della città, una festa ripetuta tre anni dopo, ma sicuramente unica, perché la prima vera vittoria del Napoli, club finalmente alla ribalta in Italia.

Da ormai troppo tempo si parla di quei tempi come lontani, e molti affermano di voler tornare a quei tempi. E’ bello ricordare quei tempi, ma è ormai tempo di darsi una mossa per provare a diventare nuovamente grandi come si è stato nell’era Maradona. Un nuovo Maradona non è ancora nato, ed il calcio è cambiato: per vincere adesso bisogna creare una squadra vincente in tutte le sue parti, e non affidarsi più ad un solo elemento estroso.

La stagione in corso non è stata entusiasmante, anzi deludente. Nonostante ciò, crediamo in de Laurentiis come probabile continuatore di quel periodo stupendo. Al presidente non risparmiamo le critiche, come a tutti, quando le riteniamo doveroso, ma confidiamo in lui perché colpiti dal suo entusiasmo e dalla sua intelligenza non esclusivamente individualistica. Speriamo che non ci deluda anche lui.


Lecce-Napoli 1-1

Lecce: Benussi, Polenghi (31' st Castillo), Fabiano, Esposito, Giuliatto, Munari, Giacomazzi (41' st Caserta), Edinho (5' st Konan), Zanchetta, Papadopoulos, Tiribocchi. A disp. Rosati, Ariatti, Vives, Schiavi. All. De Canio

Napoli: Navarro, Cannavaro, Contini, Aronica, Mannini, Pazienza, Bogliacino, Datolo (33' st Russotto), Vitale (21' st Grava), Denis, Pià (27' st Hamsik). A disp. Gianello, Santacroce, Montervino, Blasi. All. Donadoni
Arbitro: Pierpaoli di Prato

Marcatori: 33' Pià (N), 44' pt Zanchetta rig. (L)

Note: ammoniti Esposito, Zanchetta, Contini, Vitale, Papadoupoulos

Orgoglio è stato, almeno quello. Il Napoli pareggia a Lecce, e offre una gara di impegno, per buona parte del match. Positiva la scelta di Donadoni di far ruotare un po’ gli uomini a sua disposizione. Alla fine ne è venuta fuori una gara godibile, anche se, nel finale, si è notato che le motivazioni del Lecce erano superiori, Bravi su tutti Pià e Datolo, che dopo molta panchina e tribuna hanno speso praticamente tutto, ed hanno saputo sfruttare l’occasione messa loro a disposizione dal tecnico. Per la riconferma, però, è ancora prematuro parlare o fare previsioni che potrebbero essere facilmente smentite. Per meritare la riconferma bisogna giocare un’intera stagione all’altezza della situazione, non certo le ultime e ininfluenti partite.

Proprio perché il Lecce si sta ancora giocando la salvezza, alla fine spicca ancora di più la prova dignitosa del Napoli, che non ha fatto da materasso in una gara che poi avrebbe fatto discutere in negativo. A questo punto anche contro il Torino, per la prossima partita, ci si augura di vedere un Napoli all’altezza della situazione, almeno per farci capire chi possiamo perdonare e considerare confermabile per la prossima stagione.

Un plauso va a Donadoni, che nel suo piccolo sta provando a fissare delle regole nello spogliatoio capriccioso e anarchico della formazione azzurra. Panchina per chi si è considerato da sempre titolare (Santacroce, Hamsik, Blasi) addirittura tribuna per chi non fa il professionista (Zalayeta, dopo la fuga, è stato illuso con una convocazione, poi mandato sugli spalti). Unico appunto per il tecnico, il solito: ignorare Russotto, che proprio in questo amorfo finale di stagione potrebbe regalare un po’ di brio con il suo indiscusso talento. Perché non provarlo?

sabato 9 maggio 2009

Adesso vogliamo il Napoli dell'orgoglio

Ormai la stagione per il Napoli è finita e piva di ambizioni concrete di classifica. Con una squadra che è in vacanza già da tempo, trovare qualche spunto interessante per poter dare motivazioni al gruppo diventa davvero difficile per Donadoni, tecnico sul quale le critiche stanno piovendo, ma che in realtà ha una marea di attenuanti che lo rendono sicuramente il meno colpevole tra le parti in causa.

Con queste premesse la gara di Lecce diventa la gara dell’orgoglio. Orgoglio, sì: una dite di pochi, e che pochi, riusciranno a mettere in campo di qui alla fine, per meritare la riconferma, per smentire chi definisce questi calciatori solo dei mercenari. In lista di sbarco ci sono molti giocatori, e sicuramente non è intenzione della società mandarli via, ma di loro stessi scegliere altri lidi. Beh, seppur dovranno andar via, dimostrino di essere all’altezza, perché una stagione e mezza giocata ad alto livello (si veda Lavezzi e Hamsik) non fa di un calciatore un fuoriclasse. Basta, al contrario, anche mezzo campionato sotto tono, per rendere un giocatore stellare poco più di un brocco. Se lo ricordino sempre i giocavi azzurri di belle speranze, anche quelli che già da ora sembrano degli ex, nonostante le smentite societarie. Questa massima vale sempre, qualsiasi possa essere la casacca vestita.

La gara dell’orgoglio, dicevamo. Mettere in campo solo ed esclusivamente il cuore, e legittimare una gara che per i nostri avversari di domani, il Lecce dell’ex De Canio, ha molto più significato, e vale una consistente fetta di salvezza. Ci piacerebbe vedere un Napoli che lotta, che magari attacca, che si diverta e ci diverta. Vogliamo vedere gente che si dia da fare, che ci ricordi di giocare la calcio per professione, dove professione vuol dire soprattutto essere all’altezza della situazione, invece che vantare un lauto conto in banca. Che per una volta le numerose sirene di mercato, molte di più quelle in uscita, non distraggano dal gioco del calcio, e che alla fine, anche se i tifosi azzurri non potranno essere a Lecce, i giocatori possano meritare un applauso virtuale da tutti i sostenitori. Così finalmente si potrà almeno provare a perdonare tutto quello che di amaro ci hanno costretto a ingoiare nella seconda parte della stagione. Vogliamo, insomma, vedere la classica maglia sudata.

Donadoni è bravo a tenere tutti sulla corda, ma non sta dimostrando molta voglia di fare scelte coraggiose. In questa trasferta pugliese, infatti, avrebbe fatto bene a coinvolgere qualche ragazzo di belle speranze della Primavera azzurra, e magari dargli spazio a partita in corso. Ha convocato, invece, Zalayeta, dopo l’imperdonabile ennesima, fuga, anche se è difficile pronosticare un suo impiego domenica. Sempre più bocciato, invece, Russotto, l’unico giocatore che il tecnico bergamasco non vede: il resto della squadra ha ruotato con un apprezzabile turn over. Chissà quali saranno i motivi che stanno dietro questa scelta. Si spera che un tecnico trasparente e leale come Donadoni prima o poi li spieghi alla grande massa di tifosi ancora incredula, tra cui il sottoscritto.

Il tecnico si sta accollando un etichetta aziendalista apprezzabile, ma fare già da ora egli stesso proclami su un mercato che verrà e che non è ancora arrivato, rischia di distoglierlo dall’attualità. L’attualità, anche se apparentemente non porta niente sul campionato in corso, può essere un buon pretesto per gettare basi solide, che l’anno prossimo potrebbero evitare rovinosi e inattesi fallimenti come quello di quest’anno.

giovedì 7 maggio 2009

Zalayeta chiede scusa, ma noi lo perdoniamo?

Dopo la fuga il ritorno del figliol prodigo. Una conferenza stampa di scuse generali e poi ritorno alla normalità. O quasi. La multa della società, il deferimento ed il probabile addio di Zalayeta restano inalterati, non cambiano. Ma i tifosi? Chi perdona Zalayeta? Il panterone (è d’obbligo il minuscolo), se dal punto di vista tecnico è di indubbio valore, a livello caratteriale, come già abbiamo accennato, ha sempre lasciato a desiderare. Non è stato mai amato dai tifosi per i suoi trascorsi juventini, ma anche perché non ha mostrato mai un grande attaccamento alla maglia azzurra, ma solo quella da titolare.

Il motivo, poi, assurdo, non certo di un professionista: arrabbiato per un appunto dell’allenatore fatto in occasione della gara con il Siena, quando il panterone è risultato tra i peggiori in campo ed è stato giustamente sostituito. Come se il tecnico fosse là sol per scaldare la panchina, invece che provare ad incoraggiare i giocatori per fare in modo che diano il meglio, se necessario anche con provocazioni. Una reazione che non si addice a uno che si fa chiamare panterone, e forse nemmeno ad un ragazzino delle giovanili. Tanto assurdo che viene da pensare se sia davvero la verità, o ci sia altro dietro. I viaggi di Zalayeta a Torino sono stati frequenti fin dall’anno scorso, ma in questo periodo sono diventati un po’ troppi.

Cosa può fare di qui alla fine Zalayeta per farsi perdonare? Dimostrare che è pentito sul campo, se giocherà in una delle quattro g are che mancano e che non hanno più alcuna storia per il Napoli. Qualora dovesse essere confermato, dovrà dimostrare di essere finalmente cambiato, altrimenti farebbe bene a non tornare proprio più a Napoli ed a prendere sin da subito un’altra strada. Napoli, lo ripetiamo e lo ripeteremo all’infinito, non è piazza per tutti.

martedì 5 maggio 2009

Napoli, una barca che affonda

L’ultima, non di certo la prima, l’ha fatta Zalayeta, che non si è presentato all’allenamenti del mercoledì: assente ingiustificato agli allenamenti, quarto episodio di scarsa disciplina dopo aver dormito con la moglie sfuggendo il ritiro, dopo aver disertato la convocazione per ben due volte dopo che aveva appreso di non partire titolare. L’uruguaiano è esperto, a volte decisivo, ma non dà il buon esempio a livello caratteriale. Lui che ha fatto il bomber di scorta alla Juve a Napoli è venuto a dettare legge: sicuramente avrebbe dovuto fare un bagno di altrettanta umiltà, consapevole che veniva in una squadra dove chi è bianconero gode di un odio sportivo senza precedenti. Dovrebbe fare come ha fatto Blasi, invece il “Panterone” dopo i proclami e le dediche ipocrite ai tifosi, è ormai ad un passo dal divorzio con gli azzurri: un gesto come quello di non presentarsi agli allenamenti e non avvertire non è nemmeno da professionista. Sul sito della squadra, ovviamente, non c’è segno della vicenda, e ci saranno poi tante smentite e giustificazioni, ma stando ai comportamenti di Zalayeta saranno sempre tesi poco credibili.

E’ probabile che Zalayeta non abbia mandato giù sia la sostituzione, tra l’altro meritata, di domenica contro il Siena, in cui è risultato il peggiore in campo. A ciò può darsi si sia aggiunta la lunga invettiva del tecnico alla squadra alla ripresa, martedì. Una tirata d’orecchie più che meritata, considerando la figuraccia di Siena, che andava accolta come un pungolo per ritrovare un orgoglio che il Napoli ha smarrito da un bel pezzo.

Adesso, dopo la trasferta di Lecce, senza tifosi, gli azzurri potrebbero trovarsi in occasione della gara interna contro il Torino, al cospetto di una tifoseria incavolata più che mai, o, forse peggio, di fronte ad uno stadio deserto. Potrebbe dissuaderli da una protesta solo una prova convincente a Lecce, una partita d’orgoglio visto che ormai il risultato è relativo.

I giocatori, dopo un esaltante girone d’andata, si stanno rivelando dei mercenari. Distratti da sirene di mercato, i pezzi migliori del Napoli hanno tirato da tempo i remi in barca, risparmiando le energie in vista di tempi ed ingaggi miglior. Ferlaino via radio, in queste ore ha parlato chiaro, (non le manda mai a dire) ha affermato che i calciatori pensano soltanto ai soldi. Avrà mille difetti, avrà pure sbagliato tanto nella sua vita calcistica e non, ma Ferlaino è sempre l’unico ad averci fatto vincere gli scudetti e ad aver portato a Napoli Maradona. Al di là di stimarlo o odiarlo, quando parla vale sempre la pena di ascoltarlo.

Continuando così, la società farebbe bene a non confermare proprio nessuno, ed il Napoli rischia così di diventare una vera e propria barca che sta per affondare. Lo abbiamo già detto e lo diremo sempre: la piazza di Napoli non è da tutti. Ben venga, quindi, il rifiuto di Floccari, che ha preferito il Genoa: a noi serve solo gente motivata. Accogliamo al contempo con perplessità il probabile acquisto di Daniele Conti, figlio d’arte. Il centrocampista del Cagliari, che quest’anno ci ha anche dato un dispiacere proprio all’ultimo minuto, è un buon elemento. Ma gli obiettivi del Napoli erano altri. Acquafresca, ad esempio. Se da un lato, quindi, il Napoli non è da tutti, dall’altro la società deve fare di tutto per non farsi soffiare i pezzi migliori da un mercato già scarso. I colpi migliori si fanno nel finale del campionato precedente, su questo la società azzurra farebbe bene a mettersi presto al passo coi tempi

domenica 3 maggio 2009

Disertiamo lo stadio san Paolo!

Un Napoli che deprime, esalta solo a tratti, in una stagione dalla quale tutti i tifosi azzurri si aspettavano sicuramente di più, va, purtroppo, contestato, seppur civilmente, considerato anche quello che ha fatto, o meglio non ha fatto, nella gara persa contro il Siena. Reti come quelle di Karjha, che parte dalla propria difesa e arriva a battere Navarro, sono una mortificazione per quella maglia. Come contro la gara con l’Inter gli encomiabili tifosi azzurri hanno contestato civilmente con striscioni, per la prossima gara in casa, quella contro il Torino, occorrerebbe proprio disertare lo stadio san Paolo.

Di fronte, tra due domeniche, avremo una squadra che dovrà racimolare punti per la salvezza, e sarà sicuramente più motivata di un Napoli che pare aver tirato i remi in barca. Se dobbiamo assistere ad uno scempio come quello contro il Siena è meglio stare a casa con le proprie famiglie, e questo vale anche per gli abbonati, figuriamoci poi per chi lascia gli affetti per inseguire la maglia azzurra e chi, purtroppo, non è capace di onorarla.

Lasciamoli soli con la propria mediocrità, i propri milioni percepiti in maniera immeritata, e facciamo capire alla società che fare proclami come già stanno facendo da ora per la prossima stagione, serve a poco. Ci vogliono i fatti. Molti i nomi che si fanno, nessuno concreto, anche Floccari ha scelto il Genoa. Se gli italiani non vogliono venire a Napoli, un motivo ci sarà…o il problema sono loro, o lo è la società. Il problema va risolto in qualche modo, perché i tifosi meritano il meglio, considerando che essi stessi sono il meglio che il mondo dei tifosi possa offrire.
Nell’attesa, quindi, dobbiamo contestare, può darsi che, con l’opposizione civile a quanto sta avvenendo, anche chi di dovere si renda conto di quanto è scandaloso quello che sta accadendo.

Le pagelle di Siena-Napoli

Navarro 6: poco da fare per lui, trane che evitare il peggio con due buone parate.

Santacroce 5,5: qualche svarione di troppo. Nel primo tempo per poco Maccarone non lo beffa.

Dal 32’ s.t. Aronica s.v.

Cannavaro 4,5: a tratti scandaloso. Nel primo tempo va a vuoto su Karja che poi segna, e pasticcia con Navarro.

Contini 5: gioca prevalentemente coi gomiti, sua “specialità”, più che con i piedi, ma almeno è uno dei pochi che non ci sta a perdere.

Montervino 5,5. bloccato a destra, si lascia coinvolgere dall’abulia generale.

Blasi 5,5: spesso fuori posizione, come in occasione del gol di Karja, che parte dalla difesa ed arriva nella porta di Navarro.

Amodio 4,5: sbaglia praticamente tutti i passaggi, anche quelli più semplici, e lascia il centrocampo vuoto. Da poco promosso titolare, pare voglia tornare nuovamente nel dimenticatoio.

Hamsik 5: nel primo tempo giochicchia un po’ col pallone, poi torna quel fantasma depresso che è da quando è cominciato il girone di ritorno.

Mannini 5: qualche sterile sortita che si ferma alla tre quarti di campo, poi Donadoni ne interrompe l’agonia.

Dal 13’s.t. Datolo 5,5: da apprezzare la buona volontà ed una interessante punizione, la prima da quando veste la maglia del Napoli.

Zalayeta 4: controfigura di quello visto nello spezzone di gara decisivo contro l’Inter. Non è inconcludente, ma irritante.

Dal 13’ s.t. Denis 5: solo una conclusione, debole, facile preda di Curci. Troppo poco in mezz’ora di gara.

Pià 5: mette a segno un gol di nuca, forse anche ignaro di quello che abbia fatto, sicuramente con un po’ i fortuna. Il resto è nulla, o forse peggio.

All. Donadoni 5,5: ha le attenuanti delle assenze, ma non riesce a dare alla squadra continuità a livello mentale. Boccia Russotto, nemmeno in panchina per “problemi caratteriali”, e questa è una delle sue pecche.

Siena-Napoli 2-1

Siena: Curci (33' st Manitta), Zuniga (41' st Brandao), Portanova, Ficagna, Del Grosso, Vergassola, Coppola, Galloppa, Kharja, Maccarone (13' st Ghezzal), Calaiò. A disp. Rossi, Jarolim, Codrea, Frick. All. Giampaolo
Napoli: Navarro, Santacroce (32' st Aronica), Cannavaro, Contini, Montervino, Blasi, Amodio, Hamsik, Mannini (13' st Datolo), Zalayeta (13' st Denis), Pià. A disp. Bucci, Grava, Bogliacino, Pazienza. All. Donadoni
Arbitro: Ayroldi di Molfetta
Marcatore: 11' pt Kharja (S), 25' pt Maccarone (S), 35' st Pià (N)
Note: ammonito Galloppa.

Deprimente, desolante, sconcertante. Tre aggettivi per un Napoli tornato piccolo piccolo, dopo la bella parentesi della gara notturna con l’Inter. Mai in partita, mai pericoloso, il Napoli di Donadoni si fa superare da un Siena che fa il compitino, approfitta di due azioni per portare a casa i tre punti senza rischiare mai.

Il Napoli ha pasticciato, a centrocampo, in difesa, mentre in attacco non ha mai trovato la quadratura della gara. Troppa imprecisione, troppa distrazione, troppa poca voglia di portare termine un campionato il cui obiettivo, ricordiamolo, era migliorare l’ottavo posto della stagione precedente, e adesso, salvo solo grazie alla matematica, riesce a collezionare solo sconfitte, portando avanti una media da retrocessione, ignaro dei sacrifici dei tifosi, oltre che della società.

Un Napoli, insomma, senza dignità, che fa solo rabbia, e che non riesce ad onorare la maglia. Nemmeno quando Pià, con un fortunoso colpo di nuca, ha segnato il gol del due a uno accorciando le distanze il Napoli ha fatto nulla per tentare, almeno provare, ad agguantare il pareggio. Ne è venuta fuori una gara giocata prevalentemente a centrocampo, in cui il gioco a ristagnato senza alcun lampo, solo abulia, bruttura, e sonnolenza.

Ci piange il cuore a vedere questa squadra: continuando così la società farebbe bene a fare un repulisti.