mercoledì 22 luglio 2009

De Laurentiis, non mollare

Quando parla non passa mai inosservato. I suoi toni sono devastanti, nel bene e nel male, e scuotono l’ambiente. E’ successo circa un mese fa, quando ha sparato a zero su un Lavezzi capriccioso e sul resto degli stranieri. De Laurentiis parla al suo arrivo al ritiro di Lindabrunn, e si guadagna le prime pagine dei quotidiani sportivi. Come volevasi dimostrare. Che sia una sua strategia?
Ora, con toni più cauti, ma più decisi, invita tutti al professionismo, dichiarandosi addirittura pronto a lasciare il calcio qualora i calciatori non volessero comportarsi da professionisti. Gli investimenti di zio Aurelio non sono stati pochi, e adesso, da buon imprenditore, vuole vedere il propri tornaconto, ed è per questo che invita tutti al massimo impegno.

Il fatto è che le sue idee sul calcio come azienda e forma di business non sono certo sbagliati, anzi innovativi, di respiro internazionale, ma in Italia è sempre un po’ì difficile trapiantare questa mentalità. Con la solita scusa del campionato più difficile del mondo, probabilmente il più discusso e tra quelli che hanno maggiore risonanza mondiale, i calciatori vengono a giocarci e si fanno strapagare, pretendono tanto e aumenti quasi ad ogni mese, ad ogni prodezza. De Laurentiis vuol che il fenomeno Napoli frutti, e per poter fruttare bisogna che i calciatori stiano al loro posto. Che facciano i calciatori e non reclamino aumenti, diritti d’immagine e vogliano entrare nei libri contabili delle società di calcio, ricordiamolo, quasi sempre società per azioni, quindi con fini di lucro.

Il presidente ha iniziato una lotta difficile, quella di cambiare le menti e le culture del calcio italiano, e si sta addentrando dove altri hanno fallito. A modo suo, a volte straparlando e sparando a zero, risultando addirittura fuori luogo. Ma, a ben vedere, il suo esempio può essere fruttuoso per se stesso, ma anche per il calcio italiano, che non può perdere questa ennesima opportunità di regalarsi finalmente un po’ di respiro internazionale. Staremo a vedere se zio Aurelio riuscirà nel su intento, nel frattempo i tifosi del Napoli si augurano che, tanto per cominciare, renda il Napoli di quest’anno finalmente vincente e all’altezza di un campionato che pare piuttosto livellato, almeno per la seconda fascia.

Il Napoli, seppur si attendono altri rinforzi, sta prendendo forma. Donadoni, con il suo solito tono sobrio e misurato, sta lavorando sodo, e altrettanto sta pretendendo dalla squadra, ora composta da quasi trenta elementi, e per questo sulla strada di una significativa sfoltita. La preoccupazione è che Donadoni, troppo impegnato a sfoltire la rosa, rischi di far pagare caro qualche errore a elementi che potrebbero tornare utili. In lista di sbarco sono Santacroce (piace alla Juve), e Denis, che in questo precampionato sta dando il massimo per far ricredere mister e società. Blasi dà l’anima, ma forse non gli basterà, come potrebbe non bastare a Maggio, vittima della concorrenza di Zuniga, anche se quest’ultimo, nelle più recenti prove tattiche, sta giocando a sinistra, liberando la fascia destra per l’ex sampdoriano, reduce da un infortunio al ginocchio. Bisogna fare attenzione a non cambiare troppo. Che arrivino altri rinforzi, in particolare in attacco e sulla fascia sinistra, ma non si sconvolga del tutto il gruppo dell’anno scorso.

Anche questi sono elementi che la società, e su tutti presidente e direttore Marino, devono tenere in considerazione per fare grande il Napoli. Presidente, per favore, non mollare…

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