Parma: Mirante, Zaccardo, Paletta, Santacroce, Biabiany,
Mariga, Musacci (20' st Valdes), Galloppa, Modesto, Giovinco, Okaka (31' st
Marques). A disp. Pavarini, Jonathan, Morrone, Brandao, Pereira. All. Donadoni
Napoli: De Sanctis, Grava (36' pt Fernandez), Cannavaro,
Britos (19' pt Campagnaro), Maggio, Dzemaili, Gargano (15' st Inler), Dossena,
Hamsik, Lavezzi, Cavani. A disp. Rosati, Zuniga, Pandev, Vargas. All. Mazzarri
Arbitro: Valeri di Roma
Marcatore: 40' pt Cavani, 32' st Zaccardo, 41' st Lavezzi
Note: ammoniti Grava, Zaccardo, Mariga, Musacci, Dzemaili,
Lavezzi, Cannavaro, Santacroce
Il Napoli vince giocando male e
sfruttando qualche aiutino arbitrale. Capita spesso, non sempre per carità,
anche a Milan e Juve vincere così, e guardate un po’ dove sono in classifica.
Non è bello vincere così ma se serve a fare il filotto di quattro successi
consecutivi ben venga, ora occorre continuare, e soprattutto migliorare.
La difesa balla, è inedita,
costringe Mazzarri a cambiare in corso d’opera siBritos che Grava. Il centrocampo
è sguarnito, con il solo Gargano che insegue il portatore di palla, e Dzemaili
che galleggia spaesato tra le linee, visto che non può fare l’Hamsik come nella
scorsa fortunata domenica.
In attacco, per fortuna, ci pensa
il solito Lavezzi a vivacizzare il gioco. Ed alla fine sarà proprio lui l’uomo
decisivo, ancora una volta. Prima confeziona una magia che spiana la strada al
gol di Cavani. Il matador viene atterrato in area, ottiene il rigore, lo
sbaglia, ma segna, fortunatamente, sulla respinta.
Il Napoli è poco brillante, e
spesso si fa sopraffare dalla velocità degli esterni del Parma, ma per fortuna
i padroni di casa sono gravemente imprecisi sotto porta. Tranne in un caso,
quando Zaccardo sfrutta una respinta corta di De Sanctis per pareggiare i
conti. La gioia parmigiana dura poco, perché il Pocho segna il suo quarto gol
consecutivo nel finale, e gela Parma. L’assist è di Cavani, che restituisce
ancora una volta il favore, ma il fuorigioco del Pocho è netto.
Si vince e si va avanti, ma che
non si faccia l’abitudine a vincere così.
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