sabato 30 giugno 2012

Baroni, quando il Marco volava alto


Erano altri tempi, seppur sono passati poco più di vent'anni. C'era ancora la lira e c'era ancora il marco. E il Marco, quello sì, volava alto.

Marco Baroni è a modo suo un’icona per il Napoli, il Napoli che spaventava il Nord e vinceva, come può candidarsi a fare il Napoli che stiamo fortunatamente vivendo in questi anni grazie all’era De Laurentiis.
Difensore arcigno, stopper vecchia maniera, capace anche di andare in gol. E che gol. La sua rete più importante è quella che regala al Napoli il secondo scudetto della sua storia. Era il 29 aprile 1990 al san Paolo contro la Lazio, Baroni mise la sua firma sul tricolore con un imperioso colpo di testa, che fece esplodere lo stadio e la città.

Il Marco volava alto, ma col passare del tempo il feeling con Napoli è andata declinando. Prima vestendo la maglia del Verona a fine carriera. Poi andando, da allenatore, a guidare la Juve Primavera, carica che tuttora riveste.

Come a voler dire, il Marco volava alto, ma un tempo. Oggi, invece, abbiamo l’euro…


domenica 24 giugno 2012

Alemao, il tedesco brasiliano


In attesa di conoscere il Napoli della nuova stagione calcistica, e siccome non ci piace dare troppa rilevanza alle voci di mercato, soprattutto quello che nascono e muoiono come tali, faremo qualche tuffo nel passato, per ricordare qualche giocatore del Napoli di qualche anno fa. Ci piace chiamare questi interventi "Napoli vintage", perché i giocatori di cui parleremo hanno rappresentato tanto, e ancora rappresentano qualcosa per noi, senza dimenticare che quello che più conta in assoluto è pur sempre la maglia azzurra.
In ordine quasi rigorosamente alfabetico, cominciamo da Alemao.

La capigliatura biondiccia, un po' rruffata, i baffetti, fisico atletico e tanta voglia di correre. Altro che brasiliano: è Alemao. Ricardo Rogeiro de Brito detto Alemao, ossia, alemanno, tedesco, è tra i simboli del Napoli dello scudetto 88-89. E non solo per quella monetina che lo colpì in Atalanta - Napoli, regalando agli azzurri la ittoria a tavolino e la strada spianata verso il secondo tricolore della storia.

Brasiliano sì, ma non solo, Alemao era capace di associrare alla tecnica tutta carioca, una estrema duttilità tattica, che lo vedeva spesso fare la spola tra difesa e centrocampo, e proporsi spesso anche in fase offensiva, grazie ad una grande velocità e doti atletiche che ne facevano un giocatore indispensabile per il gioco azzurro.

Indossava spesso il numero cinque, ed era diventato in pochi anni un napoletano d'adozione, a tal punto che, si vocifeca, una cozza cruda di troppo gli causò l'epatite che lo tenne qualche mese lontano dai campi di gioco. Tornò in Napoli - Lecce 4-0 e regalò subito un gol, per far capire a tutti che era tornato e che sorattutto era guarito.

Ora che ha appeso le scarpe al chiodo da un bel po', Alemao è rimasto nel mondo del calcio come osservatore, ma ha anche una tenuta agricola in Brasile, che gestisce in prima persona e dove può associare lavoro e relax. Alemao ha avuto la capacità di ricominciare, cosa che, purtroppo, non succede a tutti i calciatori quando si ritirano.