venerdì 30 aprile 2010

Il Pocho Lavezzi gioca!

La partitella è andata bene, e alla fine il Pocho dovrebbe farcela. Per la delicata sfida di Verona, densa di contenuti soprattutto per il Napoli, Lavezzi dovrebbe riuscire a fare coppia in attacco con Denis, considerato l’ultimo turno che lo sciagurato Quagliarella deve ancora scontare.

Scongiurata quindi l’ipotesi di un attacco spuntato come è stato per buona parte della gara di domenica con il Cagliari, chiara dimostrazione che il Pocho, oggi più di ieri, è il braccio e la mente di questa squadra, che deve continuare senza sosta la sua corsa all’Europa, cercando di vincere tutte e tre le gare che mancano, e sperare in un passo falso della Juve per evitare i preliminari di Europa League, oltre che tenere a debita distanza il Genoa che insegue ottavo.

Ora non solo il Pocho, ma tutta la squadra, deve fare il proprio dovere: dimostrare la sua superiorità, ma soprattutto vincere, portare a casa i tre punti, necessari per la corsa azzurra. Il pubblico deve fare il suo dovere sostenendo la squadra evitando tranelli e provocazioni dagli odiati veronesi: tutti pronti a remare dalla stessa parte, per il bene del Napoli.

giovedì 29 aprile 2010

Tifosi del Napoli, a Verona evitiamo tentazioni!

Guarda tu che coincidenza, alla penultima trasferta, tra l’altro considerata tra le più a rischio, gli organi competenti autorizzano i tifosi del Napoli ad andare a Verona, in occasione della sfida con il Chievo. Con le squadre veronesi, in particolare l’Hellas, non è mai corso buon sangue, e gli sfottò, più o meno pesanti, non sono mai mancati. Una trasferta a rischio, quindi, nella quale i tifosi del Napoli saranno davanti a un bivio: cadere nel tranello dei tifosi avversari e degli organi competenti, che avrebbero così una scusa per punire il tifo azzurro in vista della prossima stagione, in cui il Napoli avrà ancora più bisogno del loro calore. Oppure, i veri tifosi del Napoli potranno andare a Verona, attraversare tutta l’Italia, sostenere la propria squadra e accompagnarla ad un successo che potrebbe significare molto in chiave di qualificazione europea, con il Chievo già salvo, ma non per questo arreso al ruolo di sparring partner.

Nel primo caso la squadra azzurra si vedrebbe compromessa già dall’inizio la stagione. La scure del giudice sportivo, clemente con le squadre romane, si scaglierebbe violenta sul Napoli, compromettendo la stagione come è successo lo scorso anno, quando il Napoli ha giocato tutte le trasferte senza il suo pubblico, e riuscendone a vincere soltanto una.

Nel secondo caso, invece, il Napoli e la città riceverebbero solo una conferma di essere il pubblico migliore d’Italia, e forse del mondo, quando si limita a fare quello che gli riesce meglio: sostenere la squadra.

Occorre isolare, quindi, quelli che del Napoli hanno solo le sciarpe al collo (tra l’altro false) e si travestono da tifosi per andare solo a far danni, e destabilizzare un ambiente in cui vogliono entrare solo per i loro loschi traffici. Occorre essere leali dall’inizio alla fine, senza cadere nei tranelli né della polizia, né dei tifosi avversari, limitandosi esclusivamente a tifare. Alcuni gruppi organizzati diserteranno per protesta, e tutto sommato non hanno completamente torto. Non saranno fisicamente allo stadio, ma sicuro col pensiero saranno là. L’obiettivo è lo stesso per tutti: vincere e guadagnare un pezzetto d’Europa, per poi prendersi il resto nelle altre due gare che mancheranno.

mercoledì 28 aprile 2010

Napoli, l'obiettivo è superare la Juve

Ora che il Napoli difficilmente potrà arrivare alla Champions League, attraverso il quarto posto che, ricordiamolo, prevede i preliminari, che danno sì accesso alla coppa se vinti, ma risultano scomodi perché influisce in negativo sul finale di stagione.

Dal nostro punto di vista, non riteniamo il Napoli maturo per la Champions, ma potrà diventarlo dal prossimo anno, con gli opportuni rinforzi. L’Europa League, però, è alla portata degli azzurri. Ma anche in questo caso bisogna evitare la fase preliminare. Quindi, il Napoli farebbe bene a porsi come obiettivo quello di concludere la stagione al settimo posto. La formazione di Mazzarri è settima allo stato attuale, e si è fatta superare dalla Juve. La squadra di Zaccheroni ha un rendimento altalenante, ma non molla, ed è per questo che il Napoli deve vincerle tutte e tre, in modo da sfruttare anche un mezzo passo falso della sempiterna avversaria bianconera. Superare la Juve, ma anche piazzarsi a pari merito, regalerebbe alla platea azzurra un più tranquillo sesto posto, che fa evitare i preliminari (alla luce della finale di coppa Italia tra Inter e Juve, che ha liberato un altro posto per l’Europa League). Il tutto senza contare la grande soddisfazione che può dare a tutto il tifo azzurro battere ancora una volta la vecchia signora anche in classifica, dopo che la si è battuta due volte, meritatamente, in campionato.

Il Napoli ha ripreso la preparazione, e forse ritroverà anche il Pocho Lavezzi, che dovrebbe riuscire a recuperare dall’infortunio. Domenica la formazione di Mazzarri affronterà un Chievo già salvo, ma non per questo da sottovalutare. Il Napoli deve riuscire a ritrovare concretezza sotto porta, dopo che, domenica, un po’ per errori, un po’ per uno strepitoso portiere cagliaritano Marchetti, non è riuscito a trovare il gol.

Per gioire e stare in alto bisogna vincere. Il tempo stringe, a tre dalla fine bisogna, come si dice in gergo, gettare il cuore oltre l’ostacolo.

lunedì 26 aprile 2010

E adesso non parliamo di crisi

Il Napoli fa fatica a segnare, e rimedia l’ottavo zero a zero della stagione. E’ poco, rappresenta la delusione dei tifosi per non poter più aspirare al quarto posto, ormai quasi del tutto svanito. Ma è troppo parlare di crisi. In realtà qualcuno lo sta già facendo, ma in realtà il Napoli c’è. Sta giocando bene, costruendo molte palle gol e andando anche spesso a rete. Tutti elementi, questi, che non si addicono ad una squadra in crisi. Quello che manca, ed è mancato principalmente contro il Cagliari, è il gol sicuramente l’aspetto più importante per una squadra che ha grandi ambizioni, e che vuole lasciarsi alle spalle gli avversari, con cui giocarsi obiettivi importanti. Anche la gara col Parma, grave scivolone, ha messo in luce una squadra che costruisce tanto, ma non sfrutta e subisce l’avversario, se questo decide di giocare.

Ma il Napoli di quest’anno è così, e purtroppo, a tre gare dalla fine del campionato, possiamo farci ben poco. Dobbiamo solo sperare che i ragazzi facciano del loro meglio, per riuscire nell’obiettivo. Guai a parlare di crisi: l’ambiente deve rimanere caldo fino alla fine, cercando di trasmettere al gruppo l’entusiasmo giusto per riuscire a portare a casa l’Europa.

E' un Napoli "Lavezzi - dipendente"?

Dopo il bel successo col Bari abbiamo parlato di Lavezzi come un leader finalmente completo, capace di andare anche in gol, oltre a propiziare quelli dei compagni, mettendo in subbuglio le difese avversarie. Ma mai abbiamo dimenticato che il Napoli resta un collettivo. Il collettivo si è visto anche domenica contro il Cagliari, ma il Napoli non è riuscito a vincere.

Se la difesa non ha corso praticamente mai pericoli, il centrocampo ha girato abbastanza bene. Hamsik si è dato da fare, cercando di portare palla in avanti, per servire i compagni. Stesso discorso vale per Zuniga e Campagnaro, che ce l’hanno messa tutta per servire gli attaccanti, Denis su tutti. Proprio quest’ultimo, insieme all’improvvisato compagno di ruolo, Bogliacino, non sono stati all’altezza della situazione, con il primo che ha sbagliato veramente troppo, ed il secondo che ha inciso veramente poco, combattuto tra il ruolo di trequartista e quello di punta vera e propria.

Un Napoli, insomma, che è venuto meno negli ultimi metri dove, guarda caso, agisce il Pocho Lavezzi. L’argentino ha lasciato il campo dopo meno di mezz’ora di gioco, probabilmente per una contrattura, e sarà in dubbio fino all’ultimo il suo recupero per la gara con il Chievo. Da quel momento, seppur la squadra ha lottato per cercare il gol, è venuto a mancare quel tocco di imprevedibilità, di velocità e anche di efficacia, che di solito caratterizzano le gare dell’argentino. Considerando anche l’ultima gara, in cui il Pocho ha messo a segno una doppietta, è mancato anche chi riesce a far gol, considerato anche che Hamsik, capocannoniere azzurro, si è dedicato principalmente a fornire assist ai compagni.

Un Napoli Lavezzi – dipendente insomma, in questo finale di stagione. A tre gare dalla fine, questo fattore potrebbe risultare un problema, considerando soprattutto che il Pocho è malconcio a causa di un problema muscolare, Quagliarella è reduce da una squalifica che finirà di scontare solo la prossima domenica, Denis ha bisogno di raddrizzare la sua mira sotto porta, e Hamsik è pur sempre un centrocampista. Il Napoli è chiamato a fare, possibilmente, bottino pieno, ed è per questo che ognuno degli elementi della rosa è chiamato a fare del suo meglio, superando i rispettivi limiti. In palio, del resto, c’è l’Europa.

domenica 25 aprile 2010

Napoli, per l'Europa serve un attaccante vero

Denis, Quagliarella, Lavezzi, Hoffer non bastano. Al Napoli serve un vero attaccante per poter competere più forti squadre d’Europa, e poter rimanere a lungo in quest’ambito.

Lo abbiamo visto oggi, per l’ennesima volta, che non siamo andati oltre il pareggio, e molte altre volte ci abbiamo rimesso l’intera posta in palio. Si costruisce molto, si diverte il pubblico, ma non si segna, e continuando così non si va da nessuna parte, e soprattutto si vince poco, rimandando il salto di qualità che ormai tutto l’ambiente sente maturo.

La squadra è giovane, è vero, e forse proprio da questo provengono i numerosi errori, anche quelli sotto porta. Ma per vincere occorre segnare. E mentre Quagliarella se ne sta in curva con i tifosi, per farsi perdonare la stupidaggine che gli è costata tre giornate di squalifica e la conseguente assenza nel momento topico della stagione; e mentre Denis continua a sbagliare sotto porta, facendo esaltare il portiere avversario; e mentre Lavezzi si è capito che non è una punta vera, anche se un trascinatore dai muscoli non proprio indistruttibili, e mentre Hoffer prepara le valigie per lasciare Napoli, dopo che, in un anno, non è riuscito nemmeno a imparare una parola in italiano, tanto che oggi Mazzarri gli ha preferito un centrocampista, Bogliacino, la società deve iniziare a pensare ad un attaccante vero.

Se Balotelli, con la complicità di qualche scaltro giornalista tifoso, guadagna le pagine dei giornali per un suo forzato accostamento agli azzurri, la società, vera artefice del mercato, deve iniziare già da ora, comunque vada questa stagione, a lavorare in proiezione per l’anno prossimo, lontano dai riflettori, per portare in squadra uno che segna, che non sbaglia, e che possa fare la differenza. Uno degli attaccanti già citati, ma forse anche più di uno di quelli citati, potrebbe pagare, ma pagherebbe sicuramente per il bene del Napoli, un Napoli che noi tutti tifosi vogliamo migliore, vincente, capace di competere con i più forti, e non accontentarsi delle briciole.

Le pagelle di Napoli-Cagliari

De Sanctis 6: inoperoso o quasi.

Campagnaro 6,5: autoritario ed efficace, sia in difesa, che nella spinta a destra.

Cannavaro 6: nessun pericolo per lui.

Grava 6: qualche intervento preciso e poco altro.

Zuniga 7: incontenibile a destra per il cagliaritano Agostini, che non riesce mai ad arginarne le discese. Nel finale sbaglia un gol praticamente fatto, che poteva regalargli una gara da incorniciare.

Pazienza 6,5: lotta come un leone nonostante non fosse al top.

Dal 32’ s.t. Maggio 5,5: rientra dopo l’infortunio, e si vede che non è ancora al top.

Gargano 5,5: troppi errori, poca voglia di inseguire gli avversari.

Aronica 5,5: quasi per tutto il match resta bloccato a sinistra.

9’s.t. Dossena 5: poco propositivo, ma soprattutto impreciso. Per ora un danno, oltre che un pacco. Speriamo che si riveli decisivo il prossimo anno.

Hamsik 6,5: riesce a trascinare un po’ la squadra con l’uscita di Lavezzi. Qualche suo bel servizio non viene sfruttato a dovere dai compagni.

Denis 6: tre palle gol nitide non sfruttate. Premiato l’impegno, non la mira.

Lavezzi s.v. venti minuti o poco più sono veramente pochi per definire il suo match. Speriamo di vederlo in campo già da domenica.

26’ p.t. Bogliacino 5,5: non punge come dovrebbe, non si integra bene negli schemi. E’ normale per chi gioca poco come lui.

All.Mazzarri 6: la squadra gioca, ma se non segna non è colpa sua, considerando anche che gli manca Quagliarella, e Hoffer ormai attende solo la fine del campionato per fare le valigie.

Napoli-Cagliari 0-0

Napoli: De Sanctis, Campagnaro, Cannavaro, Grava, Zuniga, Pazienza (32' st Maggio), Gargano, Aronica (9' st Dossena), Hamsik, Denis, Lavezzi (26' pt Bogliacino). A disp. Iezzo, Santacroce, Rinaudo, Cigarini. All. Mazzarri
Cagliari: Marchetti, Ariaudo, Canini, Astori, Agostini, Dessena, Conti, Biondini, Lazzari (28' st Cossu), Matri (7' st Ragatzu), Larrivey (19' st Nenè). A disp. Lupatelli, Barone, Radja, Jeda. All. Melis
Arbitro: Mazzoleni
Note: ammoniti Astori, Campagnaro, Nenè, Biondini. Espulso al 34' st Cossu (C) per gioco violento.

Le solite storie, la solita zuppa, ma soprattutto i soliti errori. Il Napoli dice addio ai sogni di bottino grosso targato Europa, ora l’unico obiettivo possibile sarà l’Europa League. Sulla mancata vittoria, che sarebbe stata meritatissima, pesa anche l’infortunio, si spera non grave, del Pocho Lavezzi, costretto ad uscire dopo solo mezz’ora di gioco.

A Mazzarri girano, ma anche a noi, considerando le sei palle gol nitide, nitidissime, gettate al vento dai vari Denis, Zuniga, Hamsik e Gargano. Il Cagliari non ha proprio giocato, ed il punto conquistato, inutile, suona più come due punti persi per il Napoli, che ora deve stare attento al Genoa da dietro, e menomale che i liguri hanno perso con la Lazio.

E’ un bel Napoli, che attacca tanto, costruisce molto, soprattutto a destra, con gli ottimi Zuniga e Campagnaro, oltre ad Hamsik che ha preso coraggio in concomitanza con l’uscita di Lavezzi. Un Napoli piacevole da guardare, ma poco concreto, e fare cose belle serve poco se poi i tifosi si dannano perché la squadra non segna. Bravo anche Pazienza, bravo a lottare nonostante la maschera che protegge il naso fratturato. Bravo anche Denis, anche se tre palle gol nitidissime avrebbero dovuto portare almeno un gol.

Insomma ancora una volta siamo costretti a fare le stesse riflessioni, al cospetto di errori e di limiti che fanno parte della struttura portante di questa squadra. L’obiettivo ora è cercare di fare il possibile per centrare l’Europa, ma per la prossima stagione bisognerà ricorrere a una serie di rinforzi, in particolare ad un attaccante che sotto porta sbagli veramente poco.

giovedì 22 aprile 2010

Napoli, non guardare la classifica!

Altro imperativo categorico per provare a diventare finalmente grandi: non guardare la classifica. Non saremo in campo personalmente, ma faremo di tutto, attraverso anche questo spazio, per spingere il Napoli a fare del suo meglio. La Champions è difficile da raggiungere, forse impossibile, o anche sconveniente (considerando il preliminare) ma il Napoli deve provarci, per dare una prova di forza, per far capire che c’è in questo calcio malato e dominato sempre dalle stesse squadre. Il Napoli è tornato e deve farsi rispettare.

E’ per questo che la squadra in campo deve provare a vincerle tutte, come ha detto Lavezzi, leader sempre più completo e indiscusso di questa squadra. Il Napoli, come ha chiesto Mazzarri, non deve guardare la classifica. A maggior ragione adesso, che con la finale di coppa Italia tra Roma e Inter l’europa sarà aperta anche al settimo, è d’obbligo evitare rilassamenti dell’ultimo momento che potrebbero suonare come una beffa. Il Genoa incombe, e ce la metterà tutta, e considerando che lo scorso anno è crollata nel finale, dopo aver fatto faville, quest’anno che non ha fatto faville, la squadra di Gasperini potrebbe finire col botto.

Ma il Napoli c’è, e deve continuare ad esserci: più forte degli arbitri, più forte delle assenze, con il cuore come prima cosa da mettere in campo, insieme al carattere che ha saputo trasmettere loro il tecnico Mazzarri. Tanto cuore e tanta grinta, come a Bari, dove il Napoli corsaro e targato Lavezzi, ha dimostrato anche di saper soffrire, e, nonostante continua a snagliare sotto porta, per una volta ha saputo tenere il risultato, stringere i denti fino alla fine, consapevole che l’intera posta in palio è troppo importante.

Questo è il Napoli che vogliamo, di qui alla fine: se sarà così gli azzurri il 16 maggio ci faranno gioire.

lunedì 19 aprile 2010

Lavezzi ora è un leader completo

Gli mancava solo il gol, quello decisivo. La doppietta di Bari, che doppietta, ora scioglie ogni dubbio sul Pocho targato 2009 – 2010: è un leader completo, uno dei leader della giovane formazione azzurra.

Già il finale di stagione scorsa di Lavezzi, come quello del Napoli tutto, non è stato dei migliori. Dopo le dure critiche da parte del presidente, e la dura ammissione dello stesso, che l’argentino non fosse indispensabile alla causa azzurra, aveva fatto indispettire Ezequiel. Da qui l’abbandono della squadra, la protesta del procuratore (era il periodo del rinnovo contrattuale, e tutti temevano questo rinnovo non avvenisse) e un futuro azzurro in bilico, troppo. Non ha aiutato a migliorare la situazione l’arrivo di Fabio Quagliarella, che i più vedono subito come un rivale, o colui che dovesse rimpiazzare proprio il Pocho, sia in campo che nel cuore dei tifosi. L’affetto del pubblico, invece, non è mai mancato, ed è stato forse l’unica ancora a cui Lavezzi potesse aggrapparsi per non fare in modo che quella attuale diventasse per lui la peggiore stagione con la maglia del Napoli.
Lavezzi capisce che può rispondere alla diffidenza e al nervosismo della società solo sul campo, dove può meritare anche la riconferma. Si mette a lavorare, e nel periodo buio della gestione Donadoni, fa fatica come il resto della squadra, ma riesce a segnare solo due gol, peraltro ininfluenti, ma contro l’Inter e la Roma: ne nascono due sconfitte. Anche se la sua posizione in campo non è ancora chiara, il Pocho trascina l’attacco, ed è quasi sempre lui l’uomo assist. Con l’avvento di Mazzarri, il Pocho inizia a trovare una certa diligenza tattica, che non è riuscito mai ad avere, nemmeno con Reja. Gioca trequartista, sulla linea di Hamsik, al quale ruba sempre un po’ di spazio a causa del suo svariare, e spesso serve gli assist vincenti, in particolare a Quagliarella. Ultima novità, invece, l’invenzione di Mazzarri: Lavezzi prima punta, supportato da Hamsik e Quagliarella. Questa nuova posizione porta, ad esempio, la bella rete contro la Juve, ma soprattutto una ritrovata intelligenza tattica che fa del Pocho un’arma ancora più pericolosa, visto che mai come stavolta è stato così vicino alla porta.

Il Pocho di Bari è invece un Pocho inedito, forse mai visto così completo con la maglia azzurra. Ha giocato nuovamente da trequartista, vista la presenza di Denis, ed è riuscito a trovare un gol da fuori area con una traiettoria incredibile, che ha trafitto il portiere avversario. Di tutt’altra fattura, invece, il secondo gol, realizzato di rapina, come fosse una prima punta, un attaccante di razza che sa fare solo quello. Il Pocho di Bari non è stato solo i due gol, ma anche gli scambi in velocità con Hamsik, i servizi per Denis, ma soprattutto la capacità di difendere con le unghie e con i denti un vantaggio che egli stesso aveva regalato alla squadra. Il gol di Almiron, infatti, aveva gettato un po’ di scompiglio nella formazione azzurra, che nel giro di qualche minuto ha fatto fatica a ricompattarsi, ed ha rischiato di subire almeno altri due gol. Qualcuno ha pensato alla solita storia del pazzo Napoli, ma stavolta non è stato così, grazie anche al Pocho. Con fare operaio Lavezzi ha ripiegato in difesa, ma soprattutto nel finale, ha tenuto palla, prendendo una serie innumerevole di calci, e contribuendo più di tutti al successo finale. Lo stesso tecnico Mazzarri, che di solito esalta sempre il collettivo, ha dovuto riconoscere che Lavezzi contro il Bari ci ha messo del suo in maniera decisiva.

Lavezzi leader finalmente completo quindi, per la gioia del Napoli, e di chi sogna l’Europa. Lavezzi è leader anche fuori dal campo, dove ha dichiarato di mirare a vincere le ultime quattro gare ancora da disputare. Che dalle parole si passi ora ai fatti: Napoli dà molto ma chiede anche molto, e il Pocho, che guarda ai Mondiali, è chiamato a dare conferme, per riuscire a guadagnarsi le vette del mondo calcistico.

domenica 18 aprile 2010

Le pagelle di Bari-Napoli

De Sanctis 6: sul gol ha poche colpe. Mette più sicurezza ai suoi, e chiama palla evitando uscite avventate.

Santacroce 6,5: buone notizie per Mazzarri. Il suo ritorno può essere utile al Napoli in questo finale di stagione. Ce la mette tutta per entrare subito in partita, e cerca quasi sempre l’anticipo, suo pezzo forte. Ma a volte gli manca il tempo, e commette qualche fallo di troppo. Apprezziamo, comunque, il suo impegno dopo una lunga assenza.

Rinaudo 6: di testa c’è, tranne in occasione del gol di Almiron, quando costringe Pazienza ad un salto avventato che si rivela improduttivo.

Grava 6: preciso negli interventi, rischia veramente poco, anche perché sulla sua corsia è ben coperto da Campagnaro.

Campagnaro 6,5: sta diventando il jolly azzurro. Anche se non riesce a dare la spinta che darebbe il miglior Maggio, riesce a rendersi pericoloso ed a presidiare a dovere la corsia destra.

Pazienza 6: lotta quando c’è da farlo, fino ad uscire per un duro colpo subito al naso.

Gargano 6: il Napoli a centrocampo è superiore, fino all’ingresso di Almiron. Gargano ha qualche spazio per avanzare, peccato per la solita imprecisione.

34’ s.t. Bogliacino s.v.

Zuniga 7: una scheggia a sinistra. Corre e contiene Alvarez, riducendone di molto la pericolosità. Sfiora anche il gol nel primo tempo, mentre nella ripresa propizia il secondo di Lavezzi con un pregevole recupero.

Lavezzi 8: il Napoli vince soprattutto grazie a lui. Vuoi per la splendida doppietta, con due bei gol, vuoi per la prestazione che manda in bestia buona parte della difesa barese, vuoi perché difende con i denti il vantaggio nel finale, ripiegando come il migliore dei gregari, vuoi perché la sua tecnica sopraffina è merce rara in qualsiasi contesto. Anche i suoi gol, ora sette in campionato, come nei due anni precedenti, risultano decisivi per far punti, ma era già successo contro la Juve lo scorso mese.

Hamsik 5,5: il ritorno al passato, sulla linea di Lavezzi, propone nuovamente uno slovacco a due facce. Partecipa alla manovra anche in prima persona nel primo tempo, si nasconde un po’ nella ripresa. Clamoroso errore sotto porta nel primo tempo, sicuramente non degno di chi è ancora il capocannoniere azzurro.
Denis 5,5: si batte come può, ma vede poco la porta.

39’ s.t. Dossena s.v.: felici per il suo rientro, ora aspettiamo che anche lui dia il suo apporto nel finale.

Mazzarri 6,5: la squadra, nonostante le assenze, ha mostrato l’anima dei tempi migliori, anche se a fare la differenza stavolta è stato un super Lavezzi. Peccato, nel finale, aver tolto un attaccante per un difensore, ma a difendere palla e risultato ci ha pensato il Pocho Lavezzi.

Bari-Napoli 1-2

Bari: Gillet, Belmonte, A.Masiello, Bonucci, Parisi, Alvarez, Gazzi, De Vezze (13' st Almiron), Allegretti (25' st S.Masiello), Barreto, Castillo (13' st Sforzini). A disp. Padelli, Stellini, Koman, Gosztonyi. All. Ventura
Napoli: De Sanctis, Santacroce, Rinaudo, Grava, Campagnaro, Pazienza (34' st Bogliacino), Gargano, Zuniga, Lavezzi, Hamsik, Denis (39' st Dossena). A disp. Iezzo, Rullo, Maiello, Hoffer, Iuliano. All. Mazzarri
Arbitro: Bergonzi di Genova
Marcatore: 28' pt Lavezzi (N), 12' st Lavezzi (N), 30' st Almiron (B)
Note: ammoniti A.Masiello, Santacroce, Gazzi, Grava, Belmonte, Zuniga

Aggrappati al Pocho. Non ai cingoli del Tanque, come avevamo auspicato, ma alla classe del Pocho Lavezzi. Una doppietta dell’argentino e il Napoli torna a fare bottino pieno in trasferta, supera la Juve, e rientra prepotentemente in zona Europa. Il difficile, ora, è rimanere, ma è d’obbligo non mollare.

Il Napoli, nonostante le assenze, ha mostrato di avere la solita anima, messa in campo con grinta, al copetto di un Bari che nelle prime battute ha messo paura. Buona la prova di Zuniga a sinistra, buona la prova di Santacroce in difesa, chiara la superiorità azzurra a centrocampo, ma soprattutto un Pocho grande come non mai. Ora l’argentino non fa solo segnare, ma è anche egli stesso a far gol. E che gol. Il primo è una mezzaluna di destro che da fuori area rende incolpevole Gillet. Il secondo è un gol di opportunismo che approfitta di una sfortunata scivolata di un avversario. Il Pocho trascina i suoi al successo anche quando c’è da soffrire, perché mantiene il pallone per tutto il finale, fino al recupero, capitalizzando i suoi due gol, ed il successo azzurro.

Continua, però, qualche sbandamento difensivo, come in occasione del gol di Almiron, dove la difesa non ha proprio saltato. Diciamo che questa volta possiamo giustificare i ragazzi, considerato che la difesa, con il rientrante Santacroce, era praticamente inedita, e l’adattamento di Grava a sinistra, per fare spazio a Santacroce a destra, è normale che porta qualche piccola incertezza in alcuni movimenti. Ma va bene così.

Il prossimo obiettivo sarà quello di ritrovare la continuità di risultato, e possibilmente di vittoria. A quattro gare dalla fine c’è poco da fare strategie o lavorare su qualcosa in particolare. Quello che è fatto è fatto, ora occorre dare il tutto per tutto mettendo sul rettangolo verde soprattutto il cuore. L’obiettivo è cercare di vincerle tutte, e a fare la differenza dovranno essere i campioni azzurri: Quagliarella al suo rientro, Hamsik, se evita di nascondersi nella ripresa, e soprattutto Lavezzi, dal quale ci aspettiamo altre quatto gare come quella di oggi a Bari.



giovedì 15 aprile 2010

Il Napoli si aggrappa ai cingoli del "Tanque" Denis

Fare di necessità virtù. Questo il diktat con cui si trova a fare i conti Mazzarri in occasione della partita con il Bari di domenica prossima. Un po’ per proprio autolesionismo, un po’ per incapacità / malafede arbitrale, un po’ per gli infortuni, il Napoli si ritrova senza Cannavaro, Aronica, Maggio, Quagliarella e il tecnico deve reinventarsi totalmente la squadra.

Forse è per questo che, nella partitella del giovedì, Mazzarri ha provato anche la difesa a quattro, modulo che, seppur snatura lo spirito battagliero del Napoli, in trasferta, contro una squadra come il Bari, potrebbe rivelarsi efficace, purché si riesca ad attaccare e a subire poco.

La gara col Bari, quint’ultima finale per provare a centrare l’Europa, sarà la gara dei grandi esclusi. Probabilmente si vedranno, infatti, finalmente in campo Dossena, ma soprattutto Santacroce. L’ex bresciano ha risolto i problemi al ginocchio che lo hanno portato a subire ben due interventi chirurgici in questa stagione, in cui è riuscito a giocare solo durante la gestione Donadoni.

Dossena, dal canto suo, da quando è venuto a Napoli ha giocato veramente poco. Un po’ per la condizione fisica carente, un po’ per gli infortuni, l’ex Liverpool non ha dato ancora l’apporto sperato, e le ultime cinque gare potrebbero essere per lui l’occasione per provare anche ad essere decisivo.

Infine, come non pensare a Denis. Con la squalifica di Quagliarella, torna a comporsi la coppia argentina, con il numero diciannove azzurro, quattro reti all’attivo, che è chiamato ancora una volta ad essere decisivo, ma una volta tanto non entrando a partita in corso, ma fin dall’inizio. Questo per evitare di rientrare, la prossima stagione, all’interno di scambi di mercato che lo porterebbero lontano da Napoli, come già si vocifera in questi giorni. Se Denis ce la mette tutta, potrebbe essere proprio lui l’uomo decisivo. Il modulo con la punta centrale, che Mazzarri sta utilizzando nelle ultime partite, sembra proprio cucito addosso a lui.

lunedì 12 aprile 2010

Quagliarella sì, Camoranesi no: perché?

Premesso che la sconfitta subita dal Napoli sabato contro il Parma è dovuta principalmente alla condotta errata della squadra e del tecnico, incapaci di gestire il vantaggio, e su questo non cambiamo idea, è cosa certa che la classe arbitrale, e la giustizia sportiva in senso lato, non mancano di far sentire la loro pesante mano sul Napoli.

Oltre ai vari episodi capitati in partita, sui quali si potrebbe discutere all’infinito, e magari si finirebbe anche per avere ragione, l’ultima sorpresa, in negativo, è arrivata dal giudice sportivo, che ha fatto del suo meglio scagliando tutta la sua ira funesta su Fabio Quagliarella.

L’attaccante del Napoli ha ricevuto tre giornate di squalifica per aver rivolto ingiurie nei confronti dell’arbitro Romeo prima e dopo l’espulsione. Squalifica meritata, ma in altre occasioni, per la stessa cosa, si sono sempre date due giornatedi squalifica.

Nella stessa domenica, caratterizzata da altre decisioni impari, ma sui calci di rigore, il calciatore della Juve, Mauro German Camoranesi, rifilava una gomitata micidiale all’avversario Daniele Conti. Tutti i dotati di buon senso invocavano la prova televisiva, ma la prova televisiva non c’era. Camoranesi la passa liscia, forse perché aveva dato quella gomitata per legittima difesa, come aveva affermato anche il suo tecnico Zaccheroni. Mah…

Chissà, forse è più grave una parolaccia che una gomitata, può ferire di più, come dicono i bigotti, ed è per questo che la bestemmia ora può essere oggetto di prova televisiva. La gomitata no, perché di fronte ad essa bisogna porgere l’altra guancia…

Menomale che Mazzarri se l’è cavata solo con una diffida, altrimenti la frittata sarebbe stata grande e piena. Ora ci sarà il ricorso azzurro per cercare di avere Fabio un po’ prima del tempo, e speriamo che questa volta la giustizia sportiva si riveli veramente tale, e non si faccia coinvolgere dall’atmosfera di giustizia sommaria e soggettiva che avvolge la giustizia ordinaria. Che il giudice sportivo metta da parte il legittimo impedimento che gli impedisce di essere imparziale.

domenica 11 aprile 2010

Napoli, d'ora in poi vietato sbagliare

La sconfitta con il Parma brucia, brucia tanto, sia perché il Napoli ha dilapidato il vantaggio e non è riuscito a chiudere l’incontro, dimostrando di avere ancora limiti caratteriali che non gli consentono di fare il salto di qualità. Mazzarri ha le sue colpe, come ha avuto anche l’arbitro Romeo, che ha preso alcune decisioni veramente discutibili, che in parte hanno condizionato un risultato in buona parte compromesso dal suicidio azzurro.

I limiti caratteriali del Napoli, se da un lato, rendono la squadra incapace di amministrare un vantaggio, dall’altro danno ai ragazzi di Mazzarri una grande freschezza tecnico – atletica, che permette loro di avere grande facilità di rimonta, e soprattutto una qualità e imprevedibilità di gioco che può mettere paura a chiunque.

Considerando che la squadra ci ha emozionato per buona parte della stagione, e che davanti agli azzurri, se si eccettua la Juve, non ci sono vere e proprie grandi abituate ai vertici di classifica, nelle ultime cinque gare di campionato può veramente succedere di tutto.

Il Napoli a Bari sarà decimato da infortuni, e soprattutto squalifiche, e giocare contro i pugliesi, micidiali in casa, non sarà facile, ed è legittimo, per tifosi e addetti ai lavori, aspettarsi una debacle azzurra. Ma mai dire mai. Il Napoli è chiamato a dare il tutto per tutto.

Mazzarri da tempo sta parlando di ogni partita come una finale: ora, anche se domenica non sarà in panchina, farebbe bene a convicere i suoi che è davvero è così. Se la Champions è veramente troppo distante, considerando anche il passo delle avversarie, l’Europa League è ancora alla portata degli azzurri. Adesso, però, il Napoli è chiamato a ridurre al minimo tutti i suoi difetti. Nelle gare che mancano è bene cercare di ridurre gli errori sotto porta, in difesa, e evitare di iniziare a giocare solo dopo aver subito lo svantaggio. In palio c’è la partecipazione ad una competizione europea, che può portare visibilità, innanzamento delle quotazioni dei giocatori, e soprattutto soldi alla società, per rinforzare la squadra ed entrare nella rosa delle grandi d’Italia. Tenendo presente questo, c’è da dare il tutto per tutto. Sbagliare, ora, inizia a diventare vietato.

Mazzarri: non incolpare gli arbitri, ma te stesso e la squadra!

La sconfitta di Parma, che è costata cara in termini di punti, e costerà tanto in termini di assenze per squalifica (Cannavaro, Aronica, Quagliarella e lo stesso Mazzarri) ha fatto infuriare Mazzarri, non con la sua squadra, ma con gli arbitri.
Il tecnico toscano ha più volte detto di non aver nulla da rimproverare alla sua squadra, che una sconfitta così ci può stare, e che il Napoli è stato molto condizionato in negativo dagli arbitri. E’ tornata la storia di qualche settimana fa, quando i torti c’erano davvero.

Ma stavolta no, non siamo proprio d’accordo. Quella di Mazzarri è una improduttiva ricerca di giustificazioni per una squadra e un tecnico che non ne hanno.
Il Napoli è passato in vantaggio dopo soli tre minuti, con un bello scambio tra Lavezzi e Quagliarella. La gara faceva ben sperare, il Napoli ha dominato, e il raddoppio sembrava cosa fatto. Ma nel calcio nulla è cosa fatta. Gli azzurri hanno fatto i leziosi, con giochetti di tacco errori sotto porta (i soliti) e il Parma li ha puniti, portando a casa l’intera posta in palio. Questo è il senso della gara. Il fatto che l’arbitro abbia espulso un po’ troppo severamente Quagliarella, e non abbia notato una serie di irregolarità del Parma, in particolare nella circostanza del secondo gol, passano in secondo piano.

La squadra deve fare mea culpa perché costruisce e poi si bea della sua bravura, sotto porta è inconcludente e continua ad esserlo praticamente da sempre, ignara che nel calcio se si è così si viene puntualmente e inesorabilmente puniti.
Il tecnico Mazzarri deve fare mea culpa perché, in particolare nelle ultime partite, non sta caricando la squadra a dovere, non sta risolvendo i problemi di sempre, ossia quelli di riuscire ad essere meno leziosi nella costruzione del gioco ma più cattivi sotto porta. Il tecnico non sta inculcando ai suoi giocatori la mentalità vincente, che ti porta a chiudere subito l’incontro se si riesce a passare in vantaggio: il Napoli continua a dare il meglio di sé solo quando parte subendo il vantaggio avversario, e con questo atteggiamente non si va mai da nessuna parte. Mazzarri deve analizzare con attenzione le sue scelte a partita in corso, che quasi quasi stanno facendo rimpiangere Reja. Contro la Lazio ha inserito un difensore per un centrocampista, accontentandosi del pareggio, mentre contro il Parma, a gara parzialmente compromessa, ha cambiato solo nel finale, quasi fosse in vantaggio e volesse perdere tempo. Se davanti ai microfoni difende la squadra, è giusto che nel chiuso dello spogliatoio Mazzarri dia una bella strigliata ai suoi giocatori, perché giocando così a cinque gare dalla fine non si prende nemmeno l’Europa League, ora che la Champions sembra già definitivamente compromessa. Mazzarri deve capire che le sue scelte, non quelle degli arbitri, possono compromettere un risultato. Ora che sarà squalificato, che faccia un po’ di riflessione, e la smetta di prendersela con gli arbitri. Mazzarri resta un ottimo allenatore, ma deve prendersela solamente con se stesso e con la squadra.

Napoli-Parma 2-3

Napoli: De Sanctis, Grava (43' st Hoffer), Cannavaro, Campagnaro, Zuniga, Gargano, Pazienza (28' st Cigarini), Aronica (28' st Bogliacino), Hamsik, Quagliarella, Lavezzi. A disp. Iezzo, Rinaudo, Rullo, Maiello. All. Mazzarri
Parma: Mirante, Zaccardo, Dellafiore, Lucarelli, Valiani, Antonelli, Galloppa (1' st Castellini), Zenoni, Jimenez, Biabiany (37' st Paci), Bojinov (1' st Crespo). A disp. Pavarini, Lunardini, Dzemaili, Lanzafame. All. Guidolin
Arbitro: Romeo di Verona
Marcatori: 3' pt Quagliarella (N), 18' st Antonelli (P), 23' st Lucarelli (P), 33' st Hamsik (N), 42' st Jimenez (P)
Note: ammoniti Lucarelli, Valiani, Biabiany, Dellafiore, Cannavaro, Aronica, Castellini. Espulsi al 41' st Quagliarella per doppia ammonizione e il tecnico del Napoli Mazzarri

Incredibile. Inaccettabile. Difficile da digerire. Infatti, non è stata e non sarà digerita. La sconfitta del Napoli con il Parma ha dell’incredibile. Il giovane pazzo Napoli non smette di stupire sia in positivo che in negativo, sembra quasi quello di Reja nel primo anno in serie A. Speriamo, solo, che a differenza di quel Napoli, vada oltre una partecipazione Intertoto.

Contro il Parma il Napoli ha visto di sicuro sfumare le ambizioni di Champions, e ora con quindici punti in palio, e sempre meno margini di errore, dovrà tentare la rincorsa all’europa League. In campo il pazzo Napoli riesce a perdere dopo che per buona parte della gara ha condotto per una rete a zero, ma è stato incapace, nonostante le numerose e ghiotte occasioni costruite dal trio Hamsik – Lavezzi – Quagliarella, di chiudere l’incontro.

Proprio quando l’attacco ha disputato una delle migliori gare, con Lavezzi e Quagliarella amici come non mai, che si scambiano assist, si abbracciano e regalano spettacolo, la difesa va in tilt. Subisce due reti da belle statuine, e l’ultima, con un fallo non visto dall’arbitro, che poco prima aveva espulso Quagliarella.

venerdì 9 aprile 2010

Lavezzi prima punta, ne vale proprio la pena?

Nell’ultimo mese la principale novità tattica del Napoli di Mazzarri è la nuova posizione del Pocho Lavezzi, schierato in campo da prima punta. L’argentino è ultimo terminale offensivo del Napoli, supportato da Quagliarella e Hamsik, che agiscono da esterni, e accompagnano l’azione offensiva.

Con questa soluzione tattica, nata insieme alla nuova posizione di Campagnaro da esterno, mister Mazzarri ha risolto in un sol colpo le emergenze a sinistra del Napoli, ed al contempo è riuscito finalmente a dare profondità, e forse anche maggiore pericolosità, al gioco di Lavezzi, che da sempre, come già Reja e Donadoni lamentavano, stava troppo lontano dalla porta.

Il pocho ora è la prima punta, e la nuova posizione ha portato due gol in quattro partite: una buona media, considerando anche che prima di agire in questo nuovo ruolo aveva segnato solo due gol, mentre ora è a quattro. Sembra una coincidenza, ma in realtà non lo è, sono tornati al gol sia Quagliarella che Hamsi, quest’ultimo è addirittura capocannoniere del Napoli, ed è riuscito a battere il proprio record assoluto di reti in serie A a stagione.

Tutti sappiamo, però, quanto Lavezzi, con il suo dribbling e la sua velocità, dia valore aggiunto alla manovra offensiva azzurra, e questo sta venendo a mancare perché il Pocho non partecipa più all’azione come prima, anzi deve preoccuparsi della conclusione, e magari, tutt’al più, di qualche scambio in velocità con Quagliarella o Hamsik. Lo si è visto principalmente nella gara contro la Lazio: Lavezzi è stato spesso isolato dal gioco, privo di rifornimenti offensivi, ha avuto pochi palloni giocabili, ed ha tirato poche volte in porta.

Un giocatore come Lavezzi, insomma, non si cambia di posizione molto facilmente, soprattutto quando agisce in un ruolo fin troppo strategico per il gioco offensivo della propria formazione.

Mazzarri non è uno sprovveduto, ma pare, soprattutto nelle ultime gare, di non voler rischiare più di tanto. Un po’ ha perso la verve di spregiudicatezza che lo faceva rischiare spesso il tutto per tutto in alcune situazioni della gara che spesso si risolvevano in suo favore. E’ probabilmente per questo che non sperimenta alcune soluzioni tattiche come, ad esempio, rivedere a partita in corso le posizioni in campo degli attaccanti.

Lavezzi, ad esempio, non è detto che adesso debba necessariamente fare la prima punta. Non dimentichiamo le sue caratteristiche, è tutt’altro che prima punta.. Senza contare che Mazzarri ha una prima punta, unica e vera, che è German Denis, che nelle ultime gare sta collezionando spezzoni di partita, e che ha dimostrato quanto può essere decisivo a partita in corso. Sacrificare, a partita in corso, Quagliarella, facendo posto a Denis e arretrando Lavezzi sulla trequarti non è una bestemmia, né si rischierebbe poi tanto. Ci pensi Mazzarri, invece di pensare a difendere un pareggio come ha fatto con la Lazio, quando ha inserito Rinaudo per un acciaccato Maggio, operato al menisco, che rientrerà, appunto, a maggio.

Il Napoli è una squadra che ha cuore, che lotta fino alla fine e che fino alla fine crede nel successo. Questo ritrovato spirito, che tanto piace ai suoi tifosi, lo deve molto al temperamento del suo tecnico, oltre che alle doti di alcuni suoi calciatori. E’ improponibile, proprio per questo, snaturare questa indole e andarvi contro, ma sarebbe giusto, invece, assecondarla come si è fatto per buona parte del girone di andata. Magari a cominciare proprio dalla gara contro il Parma…

domenica 4 aprile 2010

Napoli: limitati sì i danni, ma che peccato non aver vinto!

La Pasqua ha portato solo un punto nella classifica del Napoli, che non è andato oltre l’uno a uno con la Lazio dell’amato ex Edy Reja.

Alla luce dello spezzatino che ha proposto questo turno pre – pasquale, e dei risultati che ne sono scaturiti, si evince che il Napoli ha sì limitato i danni, ma ha anche perso una ghiotta occasione per fare punti importanti e utili a portarsi nelle zone alte della graduatoria.

Se tra le prime tre, tutte ancora contendenti per lo scudetto, i distacchi sono rimasti invariati viste le tre rispettive vittorie, la quarta piazza vede ora un ex aequo tra Sampdoria e Palermo. Bravi i doriani a resistere al Chievo, portando a casa i tre punti su un campo difficile, e riprendendo al contempo confidenza con la vittoria in trasferta. Quella che manca al Napoli da un po’: gli azzurri, nel secondo tempo, non hanno dato la stessa spinta del primo, ed hanno mostrato, sotto sotto, di volersi accontentare del punto. Basti pensare che Mazzarri, come unico cambio, abbia inserito un difensore, Rinaudo, per un centrocampista di fascia come Maggio.

Sarebbe stato importante approfittare della inattesa fermata del lanciatissimo Palermo di Delio Rossi, che nel derby siciliano con il Catania ha incassato due sonore sberle, segno che un derby può dare energie inaspettate anche alla squadra che non parte favorita per la vittoria, come in questo caso era il Catania. Noi non ci siamo riusciti, la Samp, come detto poco sopra, invece ce l’ha fatta, e ora si gode la quarta piazza, seppur in condominio.

Sarebbe stato, inoltre, importante lasciare indietro, forse in maniera definitiva, l’odiata Juve, ora distanziata dagli azzurri di un solo punto (ma sopra siamo pur sempre noi). I bianconeri si sono fatti schiacciare in trasferta da una rediviva Udinese, che non ha lasciato scampo a alcuna replica, portando a casa un bottino pieno importantissimo in chiave salvezza.

Gli azzurri ora sono quinti come posizione, ma in realtà sesti, considerando il pari merito tra Samp e Palermo. L’Europa non è lontana, ma con un quarto posto, seppur condiviso, sarebbe stata ancora più vicina, quasi da toccare.

Che fare? Continuare a dare il meglio, evitare i soliti errori che nemmeno Mazzarri, seppur ce la metta tutta, riesce ancora a risolvere. Giocare le sei gare che restano veramente come se fossero delle finali. Fare il maggior numero di punti, per poi vedere cosa si è riusciti a raccogliere. Domenica c’è il Parma in casa, e bisogna approfittare del parziale appagamento che potrebbe avere la formazione di Guidolin ormai salva, ma questo non vuol dire che la si deve sottovalutare.

sabato 3 aprile 2010

Edy Reja: un signore della panchina

Ci mancava la sua testa canuta, le sopracciglia nere un po’ inarcate verso il basso, il suo masticare nervoso. Edy Reja oggi ha giocato per la prima volta da avversario del Napoli dopo cinque anni di gioie e dolori, ma comunque indimenticabili. Un avversario atipico per il Napoli, considerando quello che ha dato alla causa azzurra.

Nella sua storia, prima e dopo il fallimento, il Napoli ha avuto una marea di allenatori, e soprattutto negli ultimi anni la panchina azzurra sembrava il percorso infuocato di Giucas Casella, tanto scottava e vedeva un valzer di alternanze. Edy Reja, però, è stato capace di lasciare il segno. Come allenatore e come uomo.

Come allenatore è difficile dimenticare quanto ha fatto per portare il Napoli dalla C alla A. Con il suo carattere è riuscito a costruire un gruppo, che oggi ancora lo adora: basti pensare al simpatico siparietto che ha avuto con Lavezzi oggi pomeriggio, nell’intervallo della gara con la Lazio.

Come uomo, ha stupito il suo carattere mediterraneo, che ha saputo diventare parte integrante di una Napoli che l’ha stimato da subito, apprezzando un uomo che ha stile, cuore e grande impegno per la causa azzurra.

A vederlo oggi sulla panchina della Lazio, con la sciarpa laziale, ha fatto un certo effetto. Nonostante c’è grande stima verso Mazzarri, ci è venuta la nostalgia di Reja, che quasi quasi rivorremmo qui. Il suo stile, la sua grinta e la sua esperienza, ci auguriamo tornino prima o poi nuovamente utili alla causa azzurra. Se non sulla panchina, anche in un altro ruolo.

Grazie di tutto Reja, oggi si è pareggiato, e sotto sotto siamo contenti che sia finita così, senza che nessuno si sia fatto troppo male. Un omaggio ti era doveroso, perché un grande come te non si dimentica facilmente.

Le pagelle di Lazio-Napoli

De Sanctis 6: qualche brivido sulle uscite, per il resto poco altro.

Grava 6,5: si sprecano i complimenti, ma è ancora una volta perfetto.

Cannavaro 6,5: tranne un lieve ritardo sul gol di Floccari, per il resto è impeccabile nelle chiusure e negli anticipi.

Campagnaro 5,5: bello il duello con Lichtsteiner, anche se nella ripresa ne paga le conseguenze, tanto da finire a corto di ossigeno. L’ingresso di Rinaudo gli è di grande aiuto.

Maggio 5,5: la sua corsa si ferma a metà primo tempo. Esce, poi nel secondo tempo per affaticamento muscolare.

8’s.t. Rinaudo 6: entra e fa contenimento, con efficacia.

Pazienza 5,5: ce la mette tutta, ma sbaglia un po’ troppo i disimpegni.

Gargano 5: sbaglia praticamente tutti i passaggi, e a volte fa rischiare la squadra. Non ha la freschezza dei tempi migliori, e ne risente tutto il reparto mediano azzurro.

Zuniga 6,5: riesce a dare alla fascia sinistra prima, e a quella destra poi, la giusta imprevedibilità. Sta crescendo partita dopo partita e sta meritando lo spazio che il tecnico gli sta dando, anche se per necessità. Deve lavorare però sulle conclusioni a rete.

Hamsik 7: finalmente sta tornando sui suoi livelli. Corre, inventa e trascina la squadra alla fase offensiva. Regala una perla con un destro volante che manda in paranoia il portiere laziale Muslera.

Quagliarella 5,5: si impegna tanto, ma stavolta viene fermato bene dagli avversari. Bello il suo assist per il gol di Hamsik.

Lavezzi 6: non molla fino alla fine, ma riceve pochi rifornimenti, ora che è il terminale offensivo azzurro.

Mazzarri 6: il Napoli continua a subire gol a freddo, anche se poi rimedia. In vista del finale di stagione, il tecnico toscano è chiamato a risolvere questo problema. Nella ripresa fa entrare Rinaudo per Maggio, e dà l’impressione di volersi accontentare del pari, ma almeno risolve la difficoltà di Campagnaro sulla sinistra.

Lazio - Napoli 1-1

Lazio: Muslera, Biava, Dias, Radu, Lichtsteiner, Brocchi, Ledesma, Mauri, Kolarov, Rocchi (1' st Zarate), Floccari (34' st Cruz). A disp. Berni, Stendardo, Baronio, Del Nero, Hitzlsperger. All. Reja
Napoli: De Sanctis, Grava, Cannavaro, Campagnaro, Maggio (8' st Rinaudo), Pazienza, Gargano, Zuniga, Hamsik, Quagliarella, Lavezzi. A disp. Gianello, Rullo, Bogliacino, Cigarini, Maiello, Denis. All. Mazzarri
Arbitro: Orsato di Schio
Marcatori: 4' pt Floccari (L), 38' pt Hamsik (N)
Note: ammoniti Biava, Rinaudo, Lichtsteiner, Radu.

Napoli di Pasqua in rosso Natale non va oltre il pari contro la Lazio, contro Reja e finisce di nuovo ai margini dell’Europa, anche se mancano ancora sei partite di qui alla fine, e tutto ancora può succedere. Napoli volitivo, superiore alla Lazio, ma fa il gioco dei padroni di casa. La gara va avanti disordinata, con i centrocampo che saltano quasi subito, e la Lazio passa, con Floccari. La formazione di Mazzarri ha i soliti problemi: produce gioco, ma si perde negli ultimi passaggi, e sotto porta.

Il gioco sulle fasce entusiasma, il nuovo modulo con Quagliarella e hamsik asupporto di Lavezzi mette imprevedibilità, soprattutto quando gli esterni Maggio e Zuniga girano, ma manca la mira e sia Lavezzi che Hamsik vanificano due ghiotte occasioni. Poi Quagliarella decide di diventare nuovamente assist man, e allora sfodera un assist al bacio per Hamsik, che regala una volee di destro da cineteca, che ha lasciato lui stesso di sasso.

Il pari di Hamsik, con la Lazio che sta a guardare, fa sperare in una nuova rimonta azzurra, che stavolta non arriva. La ripresa si porta avanti priva di gioco per entrambe le formazioni. In campo si vedono squadre stanche, affaticate dal primo caldo dell’anno, e a volte veramente di un’impreciso che stupisce, quasi ai limiti del ridicolo.

Il Napoli ci prova ancora, ma le fasce sono scariche: Maggio esce stremato, Zuniga non è più lucido, a centrocampo Gargano e Pazienza sbagliano un po’ troppo, e a Quagliarella e Lavezzi non resta che stare a guardare.

giovedì 1 aprile 2010

Napoli alla sfida con il passato

Il passato si chiama Edy Reja, il passato si chiama inverno avaro di punti, il passato si chiama squadra un po’ depressa e fuori dall’Europa. Adesso che il presente vede un Napoli guidato da Mazzarri, di nuovo euforico e seriamente candidato alla conquista dell’europa, è tempo che gli azzurri chiudano con il passato, e si proiettino nelle ultime sette finali per accumulare il maggior numero di punti e guadagnare l’Europa.

Il simbolo del passato azzurro, tortuoso ma anche piacevole da ricordare, è il tecnico Edy Reja. Il friulano ha vissuto a Napoli cinque anni in cui si è fatto amare, portando la squadra dalla C alla A, meritando la stima come tecnico e come uomo (nonostante qualche limite tecnico) e lasciando con il sorriso nonostante l’esonero da capro espiatorio.

Adesso Reja, che ha giurato amore eterno al Napoli, allena la Lazio, e non se la passa bene. Sicuramente tornare al successo fuori casa, e mantenere il passo delle prime. Gli azzurri sono a pari punti con Samp e Juve che si stanno riprendendo, ed è a ter punti dal Palermo, che in questo periodo ha un Miccoli super e non sbaglia un colpo. Bisogna approfittare dell’ottimo momento per fare punti, possibilmente tre a partita, e cercare di migliorare giorno dopo giorno nelle cose in cui ancora si sbaglia: percentuale realizzativa sotto porta, attenzione in alcuni automatismi difensivi, maggiore capacità di gestire il vantaggio, senza dover inseguire. Qualcosa si è visto già contro il Catania, ma proprio in queste ultime gare di Primavera occorre fare il salto di qualità.