sabato 4 dicembre 2010

Napoli, perché ti complichi sempre la vita?

Sarà perché sono giovani, sarà perché hanno ancora molto da imparare, a livello internazionale e non, sarà perché a questa squadra manca qualcosa. Una cosa è certa: non c’è una partita senza che il Napoli non si complichi la vita, faccia aumentare i battiti cardiaci dei propri tifosi, metta a rischio vantaggi anche con più reti di scarto, e spesso subisca reti e azioni offensive incredibili, causati da vere e proprie frittate che non si vedono nemmeno tra i dilettanti.

La squadra è giovane, è vero, e per questo, presa dall’entusiasmo, dall’emozioni e da un’emotività mal controllata soprattutto in gare importanti come i palcoscenici europei, consente di fare del proprio meglio, e soprattutto del proprio peggio: le gare con Steaua, Liverpool e quest’ultima con l’Utrecht ne sono una controprova. In tutti e tre i casi, infatti, il Napoli si è complicato gravemente la vita, finendo per rovinare quasi totalmente quanto di buono aveva fatto durante la gara.

Ecco che, per questo motivo, gli azzurri, seppur unica squadra italiana ad essere rimasta in corsa in Europa League, si ritrova ad inseguire, è terza, e dovrà vincere nell’ultima gara sullo Steaua se vuole accedere al turno successivo.
Se vuole, appunto. I tifosi non hanno dubbi, ma la squadra (e quindi anche allenatore e società) danno l’impressione di pensarla diversamente: la coppa è un peso, toglie energie al campionato, le solite storie, insomma, testimoniate anche dal ritorno del turn over, che ha messo nella mischia due come Cribari e Vitale, che giocano poco e che hanno inevitabilmente sentito freddo e pressione in una gara così importante come quella giocata giovedì in Olanda.

Non sappiamo dire se il Napoli passerà o no il turno, ma quello che ci auguriamo è che la squadra si serva di queste gare almeno per accumulare esperienza, per abituarsi a certi palcoscenici e soprattutot ad acquisire quella bravura nello gestire le situazioni, senza complicarsi troppo la vita.


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