La verità è che il presidente De Laurentiis ama comunicare, e anche troppo, e a volte lo fa, e non è il solo in Italia, senza interpellare il proprio ufficio stampa. Forse lo fa per essere da esempio per tutti i suoi dipendenti, come accadde lo scorso anno con Lavezzi. Massacrato dal patron, il Pocho ha risposto sul campo con una bella stagione, e tutto si è aggiustato.
La verità è che al presidente piace parlare, ma sa tornare anche sui suoi passi: comunica a volte in maniera devastante, quasi inconscio ( o fin troppo conscio) del suo ruolo, ma non è uno stupido.
La verità è che Paolo Cannavaro è veramente un bravo ragazzo, che ha avuto la fortuna di allenarsi con autentici maestri, ma non è bastato: è il talento che gli manca. Lo si vede in ogni suo movimento, insieme alla buona volontà che ci mette ed all’amore sconfinato per la maglia azzurra che solo un vero tifoso può avere. Lo scorso anno è bastato, ha fatto una buona stagione, ma non dimentichiamo che ha avuto davanti un super Pazienza e un Gargano mai domo, ed al suo fianco un Grava che è stato la rivelazione azzurra.
La verità è che Paolo Cannavaro, e i suoi procuratori, hanno molti amici giornalisti, che sono pronti ad accoglierne gli sfoghi ed a esaltarne, pure troppo, le gesta. Paolo dopo due – tre partite di buon livello era già da nazionale, ed era colpa di Lippi se non ci era arrivato. Forse tra le tante colpe che ha avuto Lippi, una colpa che si è risparmiato è quello di portare il fratellino di Fabio in Sudafrica: la frittata familiare sarebbe stata probabilmente doppia.
E ora Cannavaro è la vittima, e il presidente il carnefice e Cannavaro, secondo i suoi amici che sanno scrivere bene e che infiammano i tifosi, andrà presto in Nazionale e meriterà l’aumento. Ma speriamo! Prandelli lo stima, e con un po’ d’impegno ce la può fare.
Allo stato attuale Cannavaro deve abbassare le proprie pretese, e trovare un’intesa con il presidente, che si ammorbidirà come ha fatto lo scorso anno con il Pocho, ma prima vorrà vedere i risultati. E’ la stessa cosa che vogliono anche i tifosi. Quindi, Fabio, pazienta ancora un po’, da’ il massimo in campo, e ricorda chi indossava la fascia di capitano prima di te, un fuoriclasse con il dieci dietro la schiena, il dieci per antonomasia. Quindi, a pensarci bene, portare la fascia di capitano del Napoli è anche un onore, e c’è chi lo farebbe anche gratis.
lunedì 26 luglio 2010
sabato 17 luglio 2010
Napoli, un lampo chiamato Cavani. E ora Quagliarella?
Ora è ufficiale, e ora ne possiamo parlare: Cavani è del Napoli. Un lampo nel mercato azzurro abituato ad una calma piatta che, è il caso di dirlo, interessa in realtà tutta la serie A, al di là di ironia e crisi vera o presunta.
Il Napoli può concedersi il salto di qualità con il calciatore uruguaiano, quarto ai mondiali appena terminato. Cavani ha punito più di una vota anche il Napoli, e incarna in sé le caratteristiche dell’attaccante moderno, potente e rapido al tempo stesso, forte di testa e veloce di gambe. In più ha dalla sua l’età giovane che può portare solo miglioramenti.
Se il Pocho Lavezzi, che nel ritiro di Folgaria è partito a mille, accoglierà a braccia aperte il nuovo arrivato (si spera non l’ultimo) probabilmente sarà da meno Quagliarella. L’attaccante azzurro, che è stato l’unico della nostra nazionale a ben figurare nella figuraccia mondiale, potrebbe fare le valigie e lasciare Napoli dopo solo un anno. Ci siamo accorti già lo scorso anno che il Quaglia spesso si pesta i piedi con Lavezzi, tatticamente parlando (e non solo) e ora con l’arrivo di Cavani potrebbe esserci per lui davvero poco spazio. Lavezzi è insostituibile per la mole di gioco e l’imprevedibilità che sa fornire alla squadra, e in coppia con Cavani può divenire un mix micidiale per qualsiasi difesa. Quagliarella, seppur ha doti tecniche indiscusse, paga una stagione in chiaroscuso condita da atteggiamenti che del professionista hanno poco.
Staremo a vedere cosa succederà, intanto possiamo senza problemi dire che con l’acquisto di Cavani il Napoli fa un bel salto in avanti nella classifica virtuale del campionato. Con altri due rinforzi e soprattutto con tanta voglia di fare, il Napoli potrà aspirare ad una delle prime quattro piazze.
Il Napoli può concedersi il salto di qualità con il calciatore uruguaiano, quarto ai mondiali appena terminato. Cavani ha punito più di una vota anche il Napoli, e incarna in sé le caratteristiche dell’attaccante moderno, potente e rapido al tempo stesso, forte di testa e veloce di gambe. In più ha dalla sua l’età giovane che può portare solo miglioramenti.
Se il Pocho Lavezzi, che nel ritiro di Folgaria è partito a mille, accoglierà a braccia aperte il nuovo arrivato (si spera non l’ultimo) probabilmente sarà da meno Quagliarella. L’attaccante azzurro, che è stato l’unico della nostra nazionale a ben figurare nella figuraccia mondiale, potrebbe fare le valigie e lasciare Napoli dopo solo un anno. Ci siamo accorti già lo scorso anno che il Quaglia spesso si pesta i piedi con Lavezzi, tatticamente parlando (e non solo) e ora con l’arrivo di Cavani potrebbe esserci per lui davvero poco spazio. Lavezzi è insostituibile per la mole di gioco e l’imprevedibilità che sa fornire alla squadra, e in coppia con Cavani può divenire un mix micidiale per qualsiasi difesa. Quagliarella, seppur ha doti tecniche indiscusse, paga una stagione in chiaroscuso condita da atteggiamenti che del professionista hanno poco.
Staremo a vedere cosa succederà, intanto possiamo senza problemi dire che con l’acquisto di Cavani il Napoli fa un bel salto in avanti nella classifica virtuale del campionato. Con altri due rinforzi e soprattutto con tanta voglia di fare, il Napoli potrà aspirare ad una delle prime quattro piazze.
lunedì 5 luglio 2010
Maradona vuole allenare il Napoli: forse non è ancora pronto.
Al di là della incredibile disfatta che ha messo fino all’avventura dell’Argentina ai mondiali, e contemporaneamente alla permanenza di Maradona sulla sua panchina, ci sentiamo di dire che il grande Diego come allenatore ha ancora molto da imparare.
Come tutti i tifosi del Napoli non possiamo che essere legati a lui, mito vivente, l’unico capace di darci una gioia che dura a vent’anni dal suo addio. Il suo essere spontaneo, politicamente scorretto, genuino nei pregi e nei difetti, fanno di Maradona un personaggio che si è fuso nel dna di Napoli facendone ormai imprescindibilmente parte.
Il grande giocatore che fu Diego non corrisponde ancora al grande allenatore che potrà diventare. In campo Diego è un grande motivatore, un fratello maggiore, un capitano non giocatore, che in allenamento piazza la palla e fa capire che un tempo il suo sinistro è stato il numero uno, e probabilmente lo resterà per sempre. Sulle ali dell’entusiasmo la sua Argentina ha superato il primo turno imbattuta, dopo che aveva guadagnato la qualificazione con sofferenza, e con una squalifica.
A Diego, però, manca l’esperienza, e la capacità di leggere la partita in corso d’opera, come un grande allenatore deve saper fare. Lo abbiamo visto contro la Germania, quando si è lasciato ammutolire dall’orda germanica, senza avere la minima capacità di tentare una contromossa. I suoi secondi spesso gli danno indicazioni, e lui le accetta, si fa consigliare, ma gli manca ancora la capacità di trasformare la squadra tatticamente, per portarla alla vittoria.
Per allenare il Napoli, insomma, è presto: preferiamo tenerci Mazzarri, in attesa che Diego, smaltita la delusione mondiale, migliori sempre più come tecnico per arrivare un giorno a sedere sulla nostra panchina.
Come tutti i tifosi del Napoli non possiamo che essere legati a lui, mito vivente, l’unico capace di darci una gioia che dura a vent’anni dal suo addio. Il suo essere spontaneo, politicamente scorretto, genuino nei pregi e nei difetti, fanno di Maradona un personaggio che si è fuso nel dna di Napoli facendone ormai imprescindibilmente parte.
Il grande giocatore che fu Diego non corrisponde ancora al grande allenatore che potrà diventare. In campo Diego è un grande motivatore, un fratello maggiore, un capitano non giocatore, che in allenamento piazza la palla e fa capire che un tempo il suo sinistro è stato il numero uno, e probabilmente lo resterà per sempre. Sulle ali dell’entusiasmo la sua Argentina ha superato il primo turno imbattuta, dopo che aveva guadagnato la qualificazione con sofferenza, e con una squalifica.
A Diego, però, manca l’esperienza, e la capacità di leggere la partita in corso d’opera, come un grande allenatore deve saper fare. Lo abbiamo visto contro la Germania, quando si è lasciato ammutolire dall’orda germanica, senza avere la minima capacità di tentare una contromossa. I suoi secondi spesso gli danno indicazioni, e lui le accetta, si fa consigliare, ma gli manca ancora la capacità di trasformare la squadra tatticamente, per portarla alla vittoria.
Per allenare il Napoli, insomma, è presto: preferiamo tenerci Mazzarri, in attesa che Diego, smaltita la delusione mondiale, migliori sempre più come tecnico per arrivare un giorno a sedere sulla nostra panchina.
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