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Quando si vive lontano dalla propria terra d'origine, ha
sempre e comunque il pensiero di riuscire un giorno a tornare.
A Massimiliano Esposito è riuscito di tornare, ma, forse,
considerando il suo valore, è riuscito
in un momento in cui questo valore non ha potuto dimostrarlo tutto.
E' approdato al Napoli dopo essersi messo in luce in due
ottime stagioni: una in B con il Piacenza e quella successiva in A con la Lazio
di Zeman. Esterno destro di velocità, ma anche di muscoli, Esposito approda
alla corte di Gigi Simoni. Il Napoli parte molto bene, ed alla fine del girone
d'andata chiude al terzo posto in classifica. Un po' le voci di mercato sul
tecnico, un po' i dissidi societari, fanno scivolare il Napoli in una
classifica sempre più anonima: la finale di coppa Italia, conquistata con tanta
fatica, viene persa contro il Vicenza, con in panchina Enzo Montefusco, nel
frattempo subentrato a Simoni esonerato.
Lo stesso Esposito, prima spesso nell'undici titolare, scivola
in un anonimato che l'anno dopo lo porta a lasciare il Napoli a metà
campionato, per andare in prestito al Verona.
Tornerà nella stagione successiva, in cui il Napoli, nel
frattempo retrocesso in serie B, vi resta al termine di un campionato incolore.
Esposito in campo ce la metteva sempre tutta, e non averlo
visto trionfare insieme al Napoli è stata davvero un'ingiustizia.
Molti di noi ricordano quel gesto atletico meraviglioso di
cui fu autore in una gara amichevole estiva, contro la formazione greca
dell'Olimpiakos Pireo.
Esposito segnò una rete magnifica in rovesciata, dopo
aver controllato il pallone con un bello stop di testa. Per il pubblico fu
delirio, il giusto tributo ad un figlio di Napoli che forse avrebbe meritato di
più, e che di sicuro, se avesse militato in una squadra di maggior valore, avrebbe potuto dimostrare appieno tutto il suo potenziale.
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