lunedì 17 marzo 2014

Torino-Napoli 0-1

foto: www.corrieredellosport.it


Marcatori: 90′ Higuain (N)
Torino (3-5-2): Padelli; Bovo, Glik, Moretti; Maksimovic, Tachtsidis, El Kaddouri, Kurtic (78′ Basha), Darmian; Barreto, Meggiorini (70′ Cerci). All.: Ventura
Napoli (4-2-3-1): Reina; Revelliere (74′ Henrique), Fernandez, Albiol, Ghoulam; Inler (64′ Behrami), Jorginho; Callejon, Hamsik, Mertens; Higuain. All.: Benitez
Note: Ammoniti: Bovo, Glik (T); Jorginho, Inler (N)
Arbitro: Doveri

Il cinismo di Higuain, che "mata" il Toro per la seconda volta, segnandogli tre reti in due partite, è e deve essere il simbolo di questo Napoli.

Vincere allo scadere dell'incontro, con un gol ai limiti della regolarità, dopo una gara bella solo a tratti, è da campioni. Un po' lo si era visto anche con la Roma, ma adesso è venuta fuori quella grinta assoluta, pura, che spinge una squadra oltre i propri limiti, oltre la lucidità che inizia a mancare, come l'ossigeno, e quando l'acido lattico si fa largo tra i muscoli.

Mantenere i nervi saldi, controllare le proprie azioni e quelle degli avversari, non perdere la testa, tanto da portare Hamsik, ancora una volta non all'altezza, a disegnare un passaggio di trenta metri, cercare e trovare Higuain negli spazi, fargli segnare una rete non tra le sue più belle, ma forse una delle più importanti. 
Un simbolo quel destro del Pipita, un simbolo del Napoli che c'è.

Un plauso al Torino, autore di una prova maiuscola sia in fase offensiva, dove ha colto due pali, sia in fase difensiva, dove è riuscito a imbrigliare per buona parte della gara, le trame del Napoli, fatte spesso di passaggi lenti e prevedibili. A velocizzare un po' l'azione ci si è messo il solito Mertens, seppur le sue conclusioni a giro di destro dopo essersi accentrato sono un orai un marchio di fabbrica e spesso di prevedibilità.

Nota positiva, nel finale, anche Henrique, che ha dimostrato una grande duttilità tattica, riuscendo a ricoprire il ruolo di terzino a destra, oltre ad aver preso egregiamente le redini del centrocampo in mano, con l'uscita di Inler e la perdita di lucidità da parte di Jorginho.

Avanti un altro, ora c'è la delicatissima sfida di ritorno con il Porto, ma questo Napoli, proprio ora che non gioca male, e che non merita, ma vince, è una grande squadra.

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