lunedì 6 aprile 2009

Donadoni e il Napoli dei piccoli passi

Un passo alla volta, piccolo, apparentemente insignificante, ma deciso, verso il rilancio definitivo. Questo il Napoli di Donadoni. Lo chiamano già mister X, ma lui tira dritto, con la consapevolezza di non aver inventato nulla, ma di aver capito già qualcosa. Sfruttare tutta la rosa per far fronte alle emergenze, creare nuovamente una sana concorrenza che non vuol dire risse a fine allenamento, ma dare il meglio, cercare di superarsi, ma alla fine remare tutti verso la stessa direzione. Non ha inventato niente, ma i giocatori lo seguono. Anche chi resta in panchina, come Datolo e Russotto (quest’ultimo era favorito su Pià domenica, poi all’ultimo momento Donadoni ha schierato il brasiliano) sembra non voler mollare, certo che prima o poi arriverà il suo momento, perché il tecnico, oltre a prometterlo, lo fa sul serio.

Il gioco azzurro non è ancora brillante, soprattutto se lo si confronta con quello offerto dagli azzurri ad inizio stagione. Il centrocampo, però, sta ritrovando la propria quadratura, e domenica è apparso in netta superiorità a centrocampo rispetto a quello dei doriani, bravi sì a presidiare le fasce, un po’ meno a contrastare le folate offensive per vie centrali, in particolare quelle di Hamsik, finalmente all’altezza della situazione come tutti noi ci auguravamo.

Il cuore azzurro, però, può fare miracoli, ridare la voglia di correre, di lottare su ogni pallone, e anche quella di dare spettacolo, ma soprattutto quella di vincere. Se Reja non possiamo dimenticarlo, e la sua mano si sente e si sentirà di qui a fine stagione, non possiamo non riconoscere a Donadoni che in questo primo mese sulla panchina azzurra sta a vendo i meriti di correggere e perfezionare alcuni aspetti dell’operato del suo predecessore, che non giravano a dovere come i più riconoscevano da sempre. I piccoli passi possono servire a costruire certezze, avere basi su cui fare affidamento, in vista anche della prossima stagione, in cui il Napoli non potrà più permettersi un Inverno come quello appena trascorso.

Nonostante i cambiamenti tattici siano pochi, il Napoli di Donadoni non è quello di Reja, e lo si vede da piccoli ma sostanziali accorgimenti tattici. Il nuovo tecnico sta sacrificando la difesa a 3 pure ad una linea a 4 più pragmatica, con un esterno che all’occorrenza si mette a portare palla, e magari a cercare la linea di fondo campo. Questa domenica è toccata a Grava, che non avrà lo spunto di un Maicon, attualmente il migliore in quel ruolo, ma con la palla tra i piedi è sembrato piuttosto sicuro di sé, e sicurezza ha dato anche alla retroguardia, quando si trattava di spazzare via. Al momento opportuno, poi, quando si doveva tentare il tutto per tutto, il buon Grava, terminato il suo compito, faceva silenziosamente spazio a Denis, autore, tra l’altro, del gol del pareggio. La difesa passa a tre, gli attaccanti diventano tre. Le punte fisse sono incredibilmente due, Zalayeta e Denis, che, qualcuno dice, nel finale si pesteranno solo i piedi, invece Denis va in gol, e nel tabellino finale sono entrambi a marcare, e se nel calcio ha ragione chi fa gol, vuol dire che Donadoni ha avuto ragione nel fare quelle scelte e in quel momento.

Se è vero che non è un grande motivatore, uno che vede la partita con calma, quasi sempre in silenzio, è anche vero che sa essere psicologo al momento giusto. Esempio è quello che ha detto di Navarro in occasione dei due errori che potevano costare il risultato al Napoli (“Un portiere può sbagliare, ma Navarro già lo sa di aver sbagliato, inutile che glielo dica anche io”).
Donadoni può far bene insomma, e può far bene anche a Napoli, nonostante il suo carattere non sia proprio tipicamente partenopeo. Ma forse è meglio così, perché “Nemo profeta in patria”.

Le difficoltà e le emergenze intanto continuano in casa Napoli. Lavezzi è tornato dall’Argentina ed è ancora malconcio. A lui si aggiunge Cannavaro, che, dopo l’infortunio rimediato in partita, dovrà stare fermo per un po’. La squadra si allena a ranghi ridotti, ma chi resta deve fare la differenza lo stesso. Donadoni e il Napoli possono far bene di qui a fine campionato, ma bisogna sudare e lottare non poco. Non devono dimenticare che, almeno al san Paolo, giocheranno sempre in superiorità numerica.

1 commento:

assenzio_1982 ha detto...

Un altro passo verso...???

Da quando Roberto Donadoni ha assunto la guida tecnica del Napoli, la squadra ha inanellato tre risultati utili consecutivi. questi sono numeri, dati inconfutabili, che, per adesso, testimoniano la bontà della scelta di cambiare strategia ed allenatore. è pur vero che ai tifosi non è stata ancora regalata la gioia di una vittoria in questo 2009 dalle tante facce, ma la sensazione è che anche questo traguardo non sia tanto lontano. uscire imbattuti dai campi del Granillo e del Marassi, oltre al S.Paolo di fronte al Milan dei campioni e delle figurine, non è stata impresa da poco. come ho detto precedentemente, la bravura del tecnico è stata quella di ripartire dalle idee di Reja, senza stravolgere l'assetto tattico e senza discriminare le forze presenti nella rosa. se consideriamo il rendimento di alcuni giocatori, come ad esempio Pazienza, non è difficile rendersi conto di come il cambio sulla panchina abbia provocato quella svolta tanto attesa nelle settimane precedenti.

non è mia intenzione sparare a zero su una persona che per 4 lunghi anni ha contribuito a raggiungere risultati importanti, ma, ad onor del vero, va dato a Roberto quel che è di Roberto. aldilà degli ottimi risultati conseguiti, infatti, fa piacere rivedere in campo gente come Grava, Amodio o Pià, più volte finiti nel dimenticatoio ed in procinto di fuggire via da una situazione a dir poco mortificante. peccato che Dalla Bona abbia deciso di rescindere il contratto, perchè,in caso contrario, sono sicuro che avremmo rivisto anche la sua folta capigliatura bionda sul rettangolo verde. Donadoni sta compiendo un autentico miracolo con una rosa ridotta all'osso e, non potendo contare su quelli che erano gli uomini chiave di Reja, sta dosando saggiamente le forze a disposizione. certamente Grava non è Maggio, così come Pazienza, per quanto rigenerato, non può offrire lo stesso contributo di Gargano, ma, numeri alla mano, il Napoli sta ottenendo di più con questi uomini in campo.

il mio augurio è che, alla prima vittoria, non si ricominci a parlare di obiettivo Uefa. a mio giudizio è stato proprio il clamore suscitato dagli ottimi risultati di inizio stagione a generare la caduta libera di gennaio. questa squadra deve continuare sul cammino intrapreso 3 giornate fa contro la Reggina per ottenere, quanto prima, la certezza della permanenza nella massima serie. di Europa se ne potrà riparlare l'anno venturo quando, seduti ad un tavolino con lo stesso peso tecnico, Donadoni e Marino dovranno costruire il Napoli per la stagione 2009/2010.

a voler trovare il pelo nell'uovo, tuttavia, bisogna dire che nel dimenticatoio c'è finito Russotto. il giovanissimo talento under 21, infatti, siede mestamente in panchina e chissà se lo vedremo in campo nelle prossime gare. per il momento i risultati danno ragione a Donadoni e, sebbene nel 2-2 di Denis così come nell 1-1 di Lavezzi contro la Reggina ci sia anche una buona dose di fortuna, non sarebbe saggio cambiare le carte in tavola.

un'ultima precisazione la voglio fare su Pierpaolo Marino. è vero che il presidente ha manifestato la presenza di un rinnovo contrattuale di 5 anni per il dg, ma non sono affatto convinto che la cosa corrisponda al vero. quando è stato scelto Donadoni per sostituire Reja, infatti, è stato il presidente a muoversi in prima persona scavalcando, così, le gerarchie da lui prefissate 4 anni orsono. le scelte di mercato di Marino non hanno soddisfatto l'allenatore che, in più di una circostanza, ha manifestato la sua perplessità nel vedere i nuovi acquisti seduti accanto a lui in tribuna. in definitiva, dunque, non è da scartare un ipotesi secondo cui lo stesso De Laurentis si stia muovendo in prima persona per cercare un altro direttore sportivo...magari uno suggeritogli dallo stesso Donadoni, o un altro che ha avuto l'occasione di conoscere durante la sua breve permanenza nel mondo del calcio.