Ormai la stagione per il Napoli è finita e piva di ambizioni concrete di classifica. Con una squadra che è in vacanza già da tempo, trovare qualche spunto interessante per poter dare motivazioni al gruppo diventa davvero difficile per Donadoni, tecnico sul quale le critiche stanno piovendo, ma che in realtà ha una marea di attenuanti che lo rendono sicuramente il meno colpevole tra le parti in causa.
Con queste premesse la gara di Lecce diventa la gara dell’orgoglio. Orgoglio, sì: una dite di pochi, e che pochi, riusciranno a mettere in campo di qui alla fine, per meritare la riconferma, per smentire chi definisce questi calciatori solo dei mercenari. In lista di sbarco ci sono molti giocatori, e sicuramente non è intenzione della società mandarli via, ma di loro stessi scegliere altri lidi. Beh, seppur dovranno andar via, dimostrino di essere all’altezza, perché una stagione e mezza giocata ad alto livello (si veda Lavezzi e Hamsik) non fa di un calciatore un fuoriclasse. Basta, al contrario, anche mezzo campionato sotto tono, per rendere un giocatore stellare poco più di un brocco. Se lo ricordino sempre i giocavi azzurri di belle speranze, anche quelli che già da ora sembrano degli ex, nonostante le smentite societarie. Questa massima vale sempre, qualsiasi possa essere la casacca vestita.
La gara dell’orgoglio, dicevamo. Mettere in campo solo ed esclusivamente il cuore, e legittimare una gara che per i nostri avversari di domani, il Lecce dell’ex De Canio, ha molto più significato, e vale una consistente fetta di salvezza. Ci piacerebbe vedere un Napoli che lotta, che magari attacca, che si diverta e ci diverta. Vogliamo vedere gente che si dia da fare, che ci ricordi di giocare la calcio per professione, dove professione vuol dire soprattutto essere all’altezza della situazione, invece che vantare un lauto conto in banca. Che per una volta le numerose sirene di mercato, molte di più quelle in uscita, non distraggano dal gioco del calcio, e che alla fine, anche se i tifosi azzurri non potranno essere a Lecce, i giocatori possano meritare un applauso virtuale da tutti i sostenitori. Così finalmente si potrà almeno provare a perdonare tutto quello che di amaro ci hanno costretto a ingoiare nella seconda parte della stagione. Vogliamo, insomma, vedere la classica maglia sudata.
Donadoni è bravo a tenere tutti sulla corda, ma non sta dimostrando molta voglia di fare scelte coraggiose. In questa trasferta pugliese, infatti, avrebbe fatto bene a coinvolgere qualche ragazzo di belle speranze della Primavera azzurra, e magari dargli spazio a partita in corso. Ha convocato, invece, Zalayeta, dopo l’imperdonabile ennesima, fuga, anche se è difficile pronosticare un suo impiego domenica. Sempre più bocciato, invece, Russotto, l’unico giocatore che il tecnico bergamasco non vede: il resto della squadra ha ruotato con un apprezzabile turn over. Chissà quali saranno i motivi che stanno dietro questa scelta. Si spera che un tecnico trasparente e leale come Donadoni prima o poi li spieghi alla grande massa di tifosi ancora incredula, tra cui il sottoscritto.
Il tecnico si sta accollando un etichetta aziendalista apprezzabile, ma fare già da ora egli stesso proclami su un mercato che verrà e che non è ancora arrivato, rischia di distoglierlo dall’attualità. L’attualità, anche se apparentemente non porta niente sul campionato in corso, può essere un buon pretesto per gettare basi solide, che l’anno prossimo potrebbero evitare rovinosi e inattesi fallimenti come quello di quest’anno.
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