Napoli: De Sanctis, Grava, Cannavaro, Campagnaro, Maggio, Pazienza (43' st Bogliacino), Gargano, Zuniga (12' st Rinaudo), Hamsik (28' st Cigarini), Quagliarella, Lavezzi. A disp. Gianello, Rullo, Aronica, Denis. All. Mazzarri
Catania: Andujar, Bellusci, Silvestre, Spolli, Augustyn, Izco (33' st Morimoto), Biagianti, Ricchiuti (22' st Delvecchio), Martinez, Maxi Lopez, Mascara . A disp. Kosicky, Moretti, Sciacca, Terlizzi, Ledesma. All. Mihajlovic
Arbitro: Valeri di Roma
Marcatore: 6' st Cannavaro
Note: ammoniti Cannavaro, Quagliarella, Gargano, Spolli, Augustyn, Delvecchio. Espuslo al 44' st l'allenatore del Catania Mihajlovic per proteste.
Finalmente Cannavaro, finalmente Napoli sui livelli del primo Mazzarri. In poche settima,e il Napoli ha saputo rimboccarsi le maniche e tornare lassù, dove si lotta per obiettivi importanti. Vincere con la Juve e vincere col Catania, soffrendo, riuscendo a capitalizzare al massimo un solo gol messo a segno da Cannavaro, che spesso ha sfiorato la rete, e che è uno dei simboli di questo Napoli rigenerato dallo spirito di Mazzarri, che ha poprio nella difesa il suo fiore all’occhiello.
La difesa sa fare diga con il centrocampo, e sa cambiare modulo (anche oggi, nel finale, si è visto il 4-4-2) in corsa e sa soffrire bene, ma il solito piccolo punto debole è sempre lo stesso: l’incapacità di chiudere l’incontro e dominare l’avversario.
Il Napoli, comunque, sta crescendo, sta maturando, e adesso è pronto a giocarsi il tutto per tutto nelle ultime sette gare. E’ quinto, a pari punti con Juve e Samp, l’Europa è là e se la scommetteranno loro tre e il Palermo. Se dovesse mancare l’obiettivo grosso, la Champions, agguantare l’europa League non dovrebbe essere considerato assolutamente un ripiego.
Mazzarri ha detto: “Col Catania giochiamo la gara dell’anno”. Pare sia proprio così. Il Napoli, dopo aver fatto il pieno di soddisfazione avendo battuto la Juve, ora si trova a fare i conti con la formazione siciliana che, ricordiamolo, ha battuto la capolista Inter, ed ha in Mascara un giocatore che sta attraversando un momento veramente d’oro. Tra l’altro, i siciliani hanno visto il Napoli all’opera giovedì sera, tramite Mihajlovic, che era al san Paolo per carpire i segreti degli azzurri. Gli etnei sono una squdra pericolosa, che concede poco e colpisce al primo errore. Serve un Napoli ordinato, preciso, e soprattutto spietato sotto porta, come finalmente è riuscito ad essere contro la Juve.
La gara dell’anno, quella col Catania, una gara sicuramente da non sottovalutare, e da portare a casa sfruttando soprattutto il fattore campo, il calore del pubblico unico, come abbiamo visto per l’ennesima volta giovedì sera. Occorre fare punti, per poter credere nell’Europa, e per poterla agguantare, ora che mancano otto giornate, e ventiquattro punti complessivi in palio.
Il Napoli ha ritrovato il cuore dei tempi migliori, ora occorre invece lavorare sui particolari: evitare di subire troppo dagli avversari, e di aspettare di incassare il gol avversario per ripartire all’attacco. Bisogna imporre dall’inizio il proprio gioco, cercando di passare in vantaggio , per mantenere il risultato fino alla fine.
Nelle ultime due partite, ha mostrato efficacia Lavezzi come prima punta, ed a suo supporto Quagliarella e Hamsik: giovedì sono andati a segno tutti e tre per il tripudio dei tifosi, ma sicuramente giovando così hanno ciascuno il proprio spazio, potendo sfruttare gli inserimenti che possono dare i movimenti imprevedibili del Pocho là davanti.
In difesa, invece, è stato giusto tornare alla difesa a tre, dove il ritorno di Grava ha portato nuovamente un assetto compatto, e la posizione inedita di Campagnaro a sinistra garantisce copertura e talvolta anche qualche proiezione offensiva.
Questa squadra ha grandi potenzialità come tutti sappiamo. Deve solo acquisire la consapevolezza dei tempi migliori, per poter mettere paura a qualsiasi avversario.
De Sanctis 6: una sola parata, sicura, nella ripresa, su conclusione dalla distanza di Candreva.
Grava 6,5: cattivo quanto basta, efficace quanto basta, su Amauri, su Camoranesi, e anche su Del Piero, che si innervosisce.
Cannavaro 6: si perde Chiellini, mandandolo un gol, poi non sbaglia più.
Campagnaro 6,5: partita di grande sacrificio a sinistra. Spinge poco, perché non è nelle sue corde, ma tiene a bada Camoranesi, e fornisce a Lavezzi l’assist per il suo gol.
Maggio 6,5: finalmente ritrova la velocità e la spinta. Ci ricrediamo, noi che lo credevamo stanco dopo la gara arrancante con il Milan. Sfiora il gol in due clamorose occasioni.
Pazienza 6,5: una diga, invalicabile, indispensabile, insostitubile.
Gargano 6: tiene a bada Del Piero, controlla Melo, ma sbaglia troppo.
Zuniga 6,5: è la mina vagante di questo Napoli, a sinistra. Le sue finte, i suoi cross, la sua corsa, sono il valore aggiunto fi questa squadra vincente.
45’ s.t. Rinaudo s.v.
Hamsik 6,5: dalla stalle alle stelle. Tocca il punto più basso quando manda il rigore sulla traversa. Inizia la risalita con quel bel gol di testa, ed una gara in crescita, in cui aiuta nella manovra, si muove bene, e crea problemi agli avversari. Si scrolla di dosso la rabbia, la sfiga, la negatività quando segna, adesso lo aspettiamo pienamente recuperato.
37’ s.t. Cigarini 6: partecipa alla partita di contenimento per portare a casa il risultato.
Quagliarella 7: da seconda punta, dobbiamo dire, è tuta un’altra cosa. Ha più spazio, si muove meglio, si inventa assist man per Hamsik. Segna con una zampata da bomber puro il gol che vale l’aggancio alla Juve in campionato, mette a zittire le critiche, nel nostro caso costruttive. In effetti il Quaglia oggi ha evitato tutto quello che fa quando va male. Ha passato, ha segnato, si è proposto, insomma ha giocato come dovrebbe fare sempre.
Lavezzi 7: con la sua velocità, i suoi movimenti e le sue serpentine è incontenbile, anche se da prima punta crea pochi assist. Però, adesso, è tempo per lui di far gol, finalmente decisivi, belli, che gli regalano un sorriso che volevamo vedere da un bel po’ di tempo.
46’ s.t. Denis s.v.
Mazzarri 7: il Napoli è ancora una volta a sua immagine e somiglianza. Continua a subire, purtroppo, e ancora una volta gli serve subire, passare in svantaggio per poi riprendersi e capovolgere la gara in suo favore. Ma va bene così: questa squadra sta crescendo, entusiasma, a volte esalta, e quando vince ci rende davvero felici. L’europa è possibile, anche se bisogna andarci molto cauti.
Napoli: De Sanctis, Grava, Cannavaro, Campagnaro, Maggio, Pazienza, Gargano, Zuniga (45' st Rinaudo), Hamsik (37' st Cigarini), Quagliarella, Lavezzi (46' st Denis). A disp. Iezzo, Aronica, Rullo, Bogliacino. All. Mazzarri
Juventus: Manninger, Zebina, Cannavaro, Chiellini, Grosso, Camoranesi (17' st Diego), Poulsen (9' pt Candreva), Felipe Melo, Marchisio, Amauri, Del Piero (21' st Grygera). A disp. Pinsoglio, De Ceglie, Giovinco, Trezeguet. All. Zaccheroni
Arbitro: Rizzoli di Bologna
Marcatore: 7' pt Chiellini (J), 6' st Hamsik (N), 27' st Quagliarella (N), 43' st Lavezzi (N)
Note: ammoniti Grava, Del Piero, Camoranesi, Zebina, Lavezzi. Al 2' st Hamsik ha sbagliato un calcio di rigore
Pazzo Napoli, che ci fai soffrire, e subisci dopo soli sette minuti una rete che si poteva evitare. Segna chiellini, e davanti a sessantamila fa il gesto del gorilla come a dire: “Vi ho già stesi, siete miei”. Ci crilla il mondo addosso dopo pochi giri di lancette, e ci fai credere che sia ancora una soffrenza senza via di scampo.
Timido Napoli, che ti fai irretire, non insisti, sembir già mollare e arrenderti all’avversario. Dopo l’inizio convincente inizi a fare il gioco della Juve, che addormenta la gara, e gestisce comoda la gara trascinandola così fino all’intervallo.
Insipido Napoli, che sprechi, sprechi e sprechi ancora, palloni, occasioni, e per poco non parte la frittata. La vecchia Signora è là, e tu sei un bocconcino troppo prelibato per il suo fine palato mai domo, seppur un po’ decaduto.
Cuore Napoli, che nella ripresa esci dal sopttopassaggio e baci i santini, convinto che adesso sarà un’altra gara. Pazzo, ancora pazzo, Hamsik, che mandi un rigore sulla traversa. Il mondo torna a crollare, stavolta è proprio finita. Core Napoli, che non ti abbatti, che non molli, che ricordi il tuo spirito guerriero, da branco di cannibali, da baby gang, da squadra mai doma che fa sedici risultati utili consecutivi. Cuore Napoli, cuore Hamsik, assist di Quagliarella e gol, di testa, di cresta, a cacciar via quanto hai di male addosso, a annullare l’errore dal dischetto, un gol da dedicare al piccolo Christian, e che vale una doppia cifra in campionato inseguita da tre anni, e ora finalmente tua.
Grande Napoli, che scopri finalmente di essere grande, quando è il momento giusto per farlo, e per colpire. Sprechi, sprechi ancora, ci metti alla prova le coronarie, quasi ad accertarti se ti amiamo abbastanza tanto da rischiare un infarto o di perdere la voce. Ebbene, rischiamo tutte e due le cose, ma tu, grande Napoli, diventi grande, e grande diventa la nostra gioia. Cross di Zuniga, zampata di Quagliarella, e chi se l’aspettava, cuore Napoli, cuore napoletano, gol che ci porta il vantaggio, gol che risveglia l’azzurro addormentato, criticato, giustamente, ma ora esaltato, giustamente, perché la zampata è del campione, e non solo quella, tutta la prestazione in una gara decisiva, che solo un vero napoletano può sentire così, diversa dalle altre.
Grande, grandissimo Napoli, che non sei domo, hai ancora fame, ed in questo sì che stai crescendo. L’avversario non ti fa più paura, ma trovi il tempo, la forza e la voglia di colpirlo a morte. Pocho, guizzante, magico, emozionante Pocho, il tuo rigore in movimento è il gol che ci rende sazi di gioia, gioia completa, senza più paura, e senza l’etichetta che i tuoi gol sono gol inutili, o almeno non vincenti. Si vince e si gioisce anche con te, si gioisce per te, si gioisce tutti.
Oi vita, oi vita mia, ola, olè, non si sentivano da tempo. O almeno non così. Li abbiamo battuti anche al ritorno, questa squadra è comunque già nella storia della maglia azzurra, la gioia ci sarà addosso per un bel po’, e questo ci fa bene, approfittiamone!
Oi vita oi vita mia, i tifosi dichiarano amore ad una squadra che finalmente è a sua immagine e somiglianza.
Cresce l’attesa, in tv, sui giornali, e ai botteghini. Si avvicina l’insolito giovedì che vedrà per il Napoli la sfida più attesa, quella con la Juventus. La vecchia signora, battuta alla grande all’andata, avversaria odiata, irrisa, un po’ anche temuta, ma mai da sottovalutare. Una signora incerottata, ma non doma, che ultimamente sta perdendo ovunque, e ci terrebbe a fare il colpaccio proprio a Napoli. Questo è da evitare, ed il Napoli dovrà fare suo l’incontro, perché anche un pareggio equivarrebbe ad una mezza sconfitta.
Il Napoli è chiamato a dare il massimo, ad eguagliare, almeno quanto a intensità, la gara pareggiata egregiamente con il Milan, con in più, la voglia di condurre il match dall’inizio alla fine, per vincerlo, e soprattutto mantenere il vantaggio. Mazzarri sta lavorando sulla mente degli undici che manderà in campo, oltre che sull’aspetto fisico, sul quale il Napoli, domenica, è parso per la prima volta in lieve ritardo di condizione. In particolare alcuni elementi, proprio nei minuti cruciali in cui il Milan continuava a spingere con i soliti Ronaldinho, Pirlo, Inzaghi e il nuovo entrato Huntelaar.
In particolare abbiamo visto Christian Maggio arrancare, dopo la generosa prova in raddoppio su ronaldinho e a supporto di Grava. Maggio, infatti, è stato poi sostituito, ed è facile ipotizzare chee giovedì contro la Juve possa mollare a partita in corso. Mazzarri vuole schierarlo titolare, ma è difficile poter contare su di luii per tutta la gara. Del resto il tecnico azzurro, sulle fasce, non ha molte soluzioni, viste le assenze di Aronica e di Dossena (nuovamente infortunato, stagione sfortunata per lui) con Zuniga costretto a presidiare la fascia sinistra per necessità più che per attitudine, ma il colombiano contro la Fiorentina si è ben comportato.
Altro giocatore che necessita di riposo è Marek Hamsik. E’ un fantasma, non si propone, rallenta il gioco suo e dei compagni, gli manca la lucidità e l’inventiva dei tempi migliori, ed è lontano parente di quel calciatore che proprio all’andata à stato tra i protagonisti assoluti. In panchina scalpita Cigarini, che nelle partite importanti ci mette del suo, ma se continua a giocare poco non potrà mai esprimersi appieno.
In attacco Q
uagliarella sta recuperando, ma non è ancora al top. Domenica contro il Milan ha avuto molte occasioni, ma non le ha sfruttate, e peraltro ha subito un paio di duri colpi, tra cui uno che gli ha provocato una sub lussazione alla spalla, messa a posto in tempo reale dall’ottimo medico del Napoli. Denis non sta mai con piacere in panchina, ma deve egli stesso riconoscere che conclude molto di più quando entra a partita in corso.
Nonostante le riflessioni qui fatte, Mazzarri è intenzionato a schierare la miglior formazione a sua disposizione. Noncurante delle stanchezze di alcuni, darà spazio ai giocatori di cui maggiormente si fida, compatibilmente con le assenze. E’ probabile che egli stesso sa che una gara come la Juve, dalle grandi motivazioni, fa dimenticare la fatica, e tutti, chi è stanco e chi no, vogliono e devono dare il massimo.
Il modulo messo in campo dal Napoli ieri contro il Milan, riveduto e corretto rispetto all’andata, ha incassato una maggioranza di commenti positivi, che si riflettono nel risultato e mella prestazione tutto sommato positiva, considerando l’avversario, e considerando l’atteggiamento avuto contro una squadra che sta lottando per lo scudetto, piena di campioni difficili da tenere a bada.
La difesa a quattro ha visto i due centrali Cannavaro e Rinaudo supportati da due esterni Grava e Campagnaro, rispettivamente a destra e a sinistra. A centrocampo ha giocato Maggio con Pazienza e Gargano. Sulla trequarti la novità Quagliarella accanto a Hamsik, per lasciare Lavezzi ultimo terminale, e nell’inedito ruolo di prima punta.
Cosa è andato bene? La squadra ha fatto girar palla, affidandosi alla velocità del Pocho Lavezzi ancora una volta strepitoso, e capace di fornire a campagnaro l’assist per il suo primo gol in maglia azzurra, che ha sancito il vantaggio partenopeo. La presenza dei due mediani di rottura e di Maggio, che, in vista del mondiale, sta sviluppando attutidine difensiva, ha dato copertura alla difesa, che, già a 4, ha saputo arginare le sfuriate milaniste anche se la furia di Ronaldinho ha creato parecchie occasioni cui ha dovuto far fronte anche lo stesso De Sanctis.
Cosa, invece, è andato male? La squadra ha mosso poco palla sulle fasce. I due esterni difensivi sono stati molto bloccati, se si esclude la circostanza del gol, quando Campagnaro ha svolto una buona azione di rimorchio, arrivando al limite dell’area per insaccare a porta praticamente sguarnita. Lavezzi è un genio e giocare da prima punta lo fa rendere al 50% perché il Pochio deve pensare più a far segnare. L’assetto inoltre finisce con lo schiacciare difesa e centrocampo, rendendo difficili le ripartenze in contrpiede in caso di errore avversario, impedendo così alla squadra di respirare, o di tentare il gol a sorpresa. Lo si è visto ieri, quando il Milan sbagliava, ma il Napoli, troppo schiacciato, non andava oltre il secondo passaggio, e non riusciva ad affacciarsi dalle parti di Abbiati.
Il modulo, insomma, non è bocciato del tutto, ma, probabilmente, è preferibile riproporlo a partita in corso, quando magari c’è da difendere un vantaggio, anche se ci sarà da soffrire comunque. E’ probabile che Mazzarri possa riproporre il ruolo mercoledì, e speriamo, quindi, che in quel caso ci sia un vantaggio da difendere, e che riusciamo a portarci a casa.
De Sanctis 6,5: se si escludono un paio di incertezze, ha disputato una grande partita. Due parate decisive, una su Inzaghi, una su Ronaldinho, che hanno salvato il risultato.
Grava 6,5: torna e si vede. Ronaldinho non è il fantasma dell’andata, anzi è un fulmine, ma il numero due azzurro riesce ad arginarlo abbastanza bene, con le buone o con le cattive…
Cannavaro 6,5: una gara quasi perfetta, preciso, grintoso, nuovamente su buoni livelli. Non è facile fermare Inzaghi, ma ci riesce quasi sempre.
Rinaudo 6: preciso negli interventi, utile sui calci piazzati offensivi.
Campagnaro 7: nel nuovo ruolo di esterno sinistro (c’è da dire quasi sempre bloccato in difesa) trova il gol del vantaggio ed il primo con la maglia azzurra. Pato esce quasi subito e non tocca proprio palla, poi gli capita Flamini e se la cava bene.
Maggio 6: spinge poco, aiuta molto la difesa, in particolare Grava nei raddoppi su Ronaldinho, alla fine esce stremato.
Dal 39’ s.t. Dossena s.v.
Gargano 6: ce la mette tutta, peccato che vanifica, come sempre il 50% di quello che fa di buono.
Pazienza 6,5: non molla mai, e per Pirlo e compagni sono dolori, soprattutto di caviglie.
Hamsik 5: regala solo una conclusione dalla distanza, poi si spegne, si estingue da solo, e diventa spettatore non pagante. Proprio lui, che contro il Milan ha segnato il gol più bello della sua carriera. E’ un giocatore che bisogna recuperare, perché se continua così lo perdiamo.
Dal 42’ s.t. Denis s.v.
Quagliarella 6: lotta come può, ma fallisce quattro clamorose occasioni, due per tempo, poi si infortuna. Ma sra crescendo.
Dal 31’ s.t. Cigarini s.v.
Lavezzi 6,5: primo tempo devastante, in cui è incontenibile a destra, tanto da fornire l’assist per il gol di Campagnaro e altri due per Quagliarella, vanificati. Nella ripresa è quasi un monologo del Milan, ma il Pocho fa il possibile per far tirare il fiato ai compagni.
All.Mazzarri 5,5: non male la scelta della difesa a 4, anche se alla distanza è risultata una soluzione troppo votata ad accontentarsi del pareggio, al cospetto di un Milan che poteva anche essere colpito a morte, almeno in certe fasi della gara. Di parziale rinuncia sono risultati anche le sostituzioni, troppo tardive, troppo di contenimento.
Milan: Abbiati, Oddo (14' st Antonini), Thiago Silva, Favalli, Zambrotta, Flamini, Pirlo, Seedorf (35' st Huntelaar), Pato (14' pt Mancini), Ronaldinho, Inzaghi. A disp. Dida, Kaladze, Abate, Gattuso. All. Leonardo
Napoli: De Sanctis, Grava, Cannavaro, Rinaudo, Campagnaro, Maggio (39' st Dossena), Gargano, Pazienza, Hamsik (42' st Denis), Quagliarella (31' st Cigarini), Lavezzi. A disp. Iezzo, Zuniga, Rullo, Bogliacino. All. Mazzarri
Il Napoli tiene botta, ferma il Milan, e resta tutto invariato nella lotta scudetto.
Il Napoli c’è, è una squadra di tutto rispetto, ormai non lo si può negare, ma manca ancora la cattiveria giusta per essere definitivamente grandi. Quella rabbia che ti permette di sfruttare al massimo le occasioni offensive, quella rabbia che ti permette di dosare le forze nei momenti di difficoltà, pur tenendo testa agli avversari, quella rabbia che ti consente di venir fuori in maniera decisiva proprio nei momenti più difficili, quella rabbia che ti consente di vincere partite come quella tra Napoli e Milan.
Il Milan è andato più vicino al successo, se si vede il secondo tempo, in cui la difesa azzurra, compreso il portiere De Sanctis, si sono superati, mentre nel primo tempo è stato solo Napoli, solo Lavezzi, con la squadra capace di mettre in difficoltà, sul proprio campo, una sqaudra come quella rossonera.
Per la prima volta, dato che preoccupa, abbiamo visto la squadra azzurra in affanno sotto il profilo fisico, subire gli attaccanti del Milan che saranno pur bravi, ma non sono certo dei fulmini di guerra. Questo dato si rivelerà preoccupante considerato che giovedì si rprende a giocare, e contro la Juve, un’avversaria non certo delle più agevoli. Potrebbe fare la differenza il clima partita che in questa gara speciale si crea sempre.
Nel frattempo, possiamo dire che il Napoli c’è, sa soffrire, e non si può parlare di crisi vera e propria. Certo, con un po’ di fortuna in più e con la cattiveria giusta, si segneranno molti più gol e si vinceranno più partite. La classifica non è compromessa, ma adesso è tempo di dare tutto quello che si può dare, e forse anche quello che non si ha.
Quella con il Milan, considerando il momento attuale di entrambe le squadre, è proprio un’impresa impossibile. Ma mai dire mai, il calcio lo impone.
Il Napoli viene da due sconfitte consecutive, e da un ruolino in piena media retrocessione, mentre il Milan, se si esclude la parentesi Champions, sta facendo di tutto per mettere paura all’Inter, tanto da portarsi ad una sola lunghezza. E’ facile immaginare come gli uomini di Leonardo ci tengano a fare risultato nella partita contro il Napoli.In più si aggiunge che san Siro è un campo difficile, quasi impossibile, e che agli azzurri capitò di vincere l’ultima volta solo quando tra le loro fila c’era il migliore di tutti, Diego Armando Maradona.
Ma mai dire mai, appunto, dicevamo poco sopra. Il Napoli, almeno a parole, dice che si sta riprendendo, ed ha voglia di risorgere dopo le sconfitte per agguantare almeno l’Europa League, che pure non sarebbe un traguardo da buttare. Mai dire mai, perché il Napoli, durante la gestione Mazzarri ha dimostrato di saperci fare, inanellando una serie di risultati utili consecutivi di tutto rispetto, e mostrando un gran bel gioco.
Certo, negli ultimi tempi gli azzurri stanno mostrando gravi lacune nel gioco offensivo, che, aggiungendosi alle defezioni in una difesa ormai collaudata, ha fatto nascere una miscela esplosiva e nociva che è costata due stop consecutivi, tra l’altro clamorosi.
Mai dire mai, anche perché è Primavera, e in Primavera si decide tutto, e il Napoli vuole esserci.
In campo, probabilmente, ci sarà nuovamente Fabio Quagliarella, l’attaccante più bistrattato, tra l’altro giustamente. Le sue doti non sono in discussione, occorre solo che inizi a segnare con maggiore continuità, e sarebbe l’ideale iniziare in una gara come quella contro il Milan.
Cosa importante: vogliamo gol utili, e ci rivolgiamo allo stesso Lavezzi, che, suo malgrado, pur essendo il trascinatore, ha segnato finora sempre gol poco decisivi. La speranza è che le reti azzurre siano tutte decisive. Che il Napoli faccia come ha chiesto Mazzarri: in caso di gol, non esultare, ma fare attenzione per tutta la gara, per poi esultare alla fine.
La sconfitta di sabato sera brucia, eccome se brucia. A distanza di tre giorni i tifosi del Napoli fanno ancora fatica ad accettare la debacle con la Fiorentina che, a vedere la partita, ha dell’assurdo considerando come è maturata.
Brucia, sì, brucia, e provoca molta rabbia. Il Napoli che costruisce, che attacca a testa bassa, che va in vantaggio con un Lavezzi stratosferico, ma che poi subisce il ritorno degli ospiti, bravi a sfruttare le occasioni ed a portare a casa il risultato. Il Napoli, dopo il vantaggio, si macchia della colpa peggiore di cui possa mai macchiarsi, e che spesso gli costa il risultato pieno: non chiudere la gara segnando subito il raddoppio. Prima Zuniga, autore di una bella gara, e poi l’incontenibile Lavezzi, non riescono a mettere a segno il raddoppio pur avendone avuto più volte la possibilità. Vuoi le decisioni arbitrali dubbie, vuoi l’inconsistenza davanti al portiere avversario, il Napoli perde, e la Fiorentina gioisce. E la classifica ora piange. Piange perché la squadra azzurra è fuori dalla zona europa. Piange perché adesso con Miolan e Juve una dopo l’altra sarà difficile fare risultato. Piange perché il morale è a terra, e quello delle prossime avversarie è alle stelle.
Il Napoli da branco di cannibali sta diventando un branco di ridicoli. Quanto di buono ha fatto Mazzarri non deve essere vanificato, né può essere cancellato, ma occorre invertire la rotta, perché se continuano così ci arrabbiamo di brutto, più anche di come Mazzarri dice di aver visto la squadra dopo la gara con la o Fiorentina. Se hanno intenzione di cambiare in positivo il loro campionato possono farlo solo ritornando al successo, mettendo la rabbia sul campo invece che sui giornali, e vedranno che il pubblico da parte sua continuerà a fare quello che sa fare meglio: sostenere la squadra e fare sempre la sua parte. Ora tocca alla squadra, che dimostrino di essere uomini veri!
Mister Mazzarri lo ripeteva nella prima pate del suo mandato, e otteneva quello che chiedeva. “Il Napoli deve giocare tutte le partite come fossero finali” diceva ai microfoni il tecnico azzurro. E la squadra volava: sedici risultati utili consecutivi, media da Champions e quarto posto conquistato di diritto.
Poi comincia l’anno solare 2010, ed il passo rallenta, fino ad arrivare alle due sconfitte della gestione Mazzarri, quella contro l’Udinese, molto discussa, e quella meritata di domenica scorsa contro il Bologna.
Certi momenti possono capitare, come un lieve appannamento mentale, e una povertà di soluzioni offensive, che porta a segnare poco, e rimontare a fatica quando si subisce. Un po’ ha riconosciuto Mazzarri, c’è bisogno di riprendere a “temere” l’avversario, cercando di fare del propri meglio per batterlo.
Preso coscienza di tutte queste situazioni, l’unica cosa da fare è ricominciare a vincere e e riprender il passo dell’inizio della gestione Mazzarri. Quando il tecnico diceva che ogni partita era una finale, e quando pretendeva dai suoi che in campo giocassero come dei leoni.
E’ giunto quel momento: la Primavera è alle porte e in Primavera si decidono i campionati. Sono vicini anche i Mondiali, e molti azzurri avranno altre undici occasioni per mettersi in luce e aspirare alle rispettive nazionali. Il tutto senza contare che restano ben trentatré punti i palio, e tutto può succeder in classifica, dove il Napoli, sotto sotto, aspira almeno un posto all’Europa, dalla quale è tagliato fuori allo stato attuale.
Forza, ragazzi, quella di stasera con la Fiorentina è la prima delle undici finali, e non possiamo perderci questa grande occasione!
Per il Napoli dopo la sconfitta di Bologna è chiaro che si tratta di un periodaccio. Lo dicono i numeri esigui, lo ha riconosciuto il tecnico Mazzarri.
La formazione azzurra sta perdendo lo smalto delle migliori giornate, quelle immediatamente successive all’insediamento di Walter Mazzarri. Nelle ultime partite il Napoli ha raccolto veramente poco, e sul piano del gioco e della voglia quella di Bologna è stata forse l’unica gara della gestione Mazzarri in cui il Napoli ha meritato di perdere.
Una vera e propria “media Donadoni” come l’ha definita qualcuno, dalla quale il Napoli deve al più presto liberarsi, e tornare a fare punti, ma soprattutto a vincere.
La formazione azzurra si prepara ad affrontare la Fiorentina cercando di ritrovare lo smalto giusto. E’ un periodo negativo questo, come può capitare a tutte le squadre, ma il Napoli è chiamato a limitare assolutamente i danni.
Come ha detto anche Mazzarri, bisogna ritrovare l’umiltà, ma quello che urge è ritrovare concretezza in attacco. Le tre punte devono riprendere a segnare ed a guadagnarsi l’approvazione dei tifosi, con i quali sono in debito. Lavezzi è fermo a quota due reti, Quagliarella a sette e Denis a quattro. Medie non da bomber, in parte compensate dagli exploit del solito Hamsik (otto reti) dal sorprendente Pazienza (due) e dall’imprevedibile Maggio (tre).
Le partite si vincono subendo poco, ma soprattutto segnando almeno un gol in più all’avversario, proprio per questo occorre riprendere a segnare e vincere. Limitiamo i danni ora, lavoriamo di gruppo, facciamoci forza tutti insieme per ritrovare la lucidità mentale e fisica che può portarci in Europa. Forza ragazzi!
Bologna: Viviano, Raggi, Portanova, Britos, Lanna, Buscè, Guana, Mudingayi, Modesto (41' st Mingazzini), Adailton (20' st Gimenez), Zalayeta (32' st Succi). A disp. Colombo, Zenoni, Moras, Casarini. All. Colomba
Napoli: De Sanctis, Campagnaro, Cannavaro, Rinaudo (15' st Dossena), Maggio, Gargano, Pazienza (4' st Denis), Aronica, Hamsik (33' st Cigarini), Lavezzi, Quagliarella. A disp. Gianello, Zuniga, Bogliacino, Hoffer. All. Mazzarri
In serie A gli errori si pagano cari, ed ecco che è possibile anche perdere contro il Bologna, per due episodi. Dopo è difficile recuperare, in questo caso è stato impossibile, e se si comincia a giocare solo nel secondo tempo può non bastare, anche se si gioca con tre punte più altri due uomini offensivi. Questo è accaduto al Napoli, che in terra emiliana ha collezionato la seconda sconfitta della gestione Mazzarri.
La zona Champions si allontana, e ora è a rischio anche quella Europa League, ma con i tre punti tutto può cambiare, in poco tempo, nel bene e nel male.
Quello che fa riflettere è l’atteggiamento del Napoli sempre a due volti, che per ritrovare il bandolo della matassa deve prima subire gli schiaffi dagli avversari. Il tutto condito da un attacco sempre più sterile, e a questo punto mal assortito. Ci siamo resi conto che i due attaccanti di movimento, Lavezzi e Quagliarella, supportati da Hamsik, non vanno bene, e forse bisognerebbe affiancare uno di loro a Denis. Certo non è facile sacrificarli, ma, considerando come anche oggi ha giocato, sarebbe da sacrificare Qyuagliarella, che ha sfiorato la rete solo su punizione.
Se Mazzarri sostiene che il Napoli è la sua nazionale, deve fare il selezionatore, quindi dare spazio a chi è più in forma. Tra questi non c’è Quagliarella, quindi che lo faccia accomodare in panchina. Subito dopo ci metterei Hamsik, che sembra più impegnato a scalare il Vesuvio nella pubblicità, e poi in campo è stanco. Per raggiungere certi obiettivi bisogna mantenere il passo delle prime. Il Napoli ha fatto l’andatura fino a gennaio, ora è in calo, ma nonostante il calo bisogna limitare i danni, prima che sia troppo tardi.
Domani il Napoli affronta in trasferta un Bologna in gran forma, reduce dalla rimonta vincente ai danni del Genoa, dove si è messo in luce un inossidabile Adailton, autore di una tripletta. All’andata quella col Bologna su la prima gara e la prima vittoria della gestione Mazzarri per il Napoli, che agguantò il successo proprio allo scadere grazie ad una vera e propria zampata di Fabio Quagliarella.
Un gol da vero bomber, insomma, gol che adesso Quagliarella sta inseguendo da un bel po’. Le ultime prestazioni dell’attaccante azzurro, e di tutto il reparto il generale, hanno reso il Napoli spuntato, e collezionista di pari senza reti, o comunque lontano parente dal collezionista di vittorie di fine girone d’andata.
Il Napoli non è lucido come nei tempi migliori, ma sta limitando i danni evitando la sconfitta. Ma per tenere il passo Champions, o almeno passo Europa, c’è bisogno di vincere con continuità, come tutti sappiamo.
L’ex udinese non è al top di forma, e questo si vede dalla lentezza con cui accompagna la manovra, la difficoltà con cui si libera del pallone a beneficio dei compagni, l’accentuare le cadute in area per cercare almeno il calcio di rigore, la reticenza con cui prova la conclusione dal limite, sua specialità. Quagliarella, nelle ultime giornate, si è trasformato da terrore in facile preda per le difese avversarie.
E’ per questo che, fermo a sette reti, Quagliarella è chiamato ad una prova di forza, trascinando l’attacco e la squadra ad un successo che può rivelarsi importante per il prosieguo della stagione.
Accanto avrà molto probabilmente Lavezzi, e “Quaglia” dovrà fare il possibile per meritare l’affetto dei tifosi e la fiducia dell’allenatore, che nelle ultime gare lo ha lasciato in campo nonostante i numerosi errori e nonostante in alcuni casi avesse svolto il ruolo di spettatore non pagante.
Esiste un complotto arbitrale ai danni del Napoli? Per diciotto persone sì, per sei no. Questo il risultato del sondaggio da noi pubblicato sul blog, in merito alla situazione di condizionamento arbitrale che starebbe investendo la formazione azzurra, e che ha trovato l’apice nella gara clamorosamente persa dalla formazione di Mazzarri contro l’Udinese tre domeniche fa per tre reti a una.
Ebbene, nel corso di queste settimane i rigori contro non sono mancati, più o meno evidenti, più o meno netti, esistenti o inesistenti, tanto che il Napoli risulta la squadra che ha ricevuto il maggior numero di calci di rigore contro. Le decisioni dubbie si sono ripetute, tanto da lasciare a bocca aperta tutti, e indurre il Napoli a protestare, seppur con garbo, per poi fare un mezzo dietrofront.
Un dietrofront che però non è un ritrattare, ma semplicemente una presa di coscienza di una situazione difficile a livello globale. Probabilmente il Napoli lassù in classifica non piace: in pochi se l’aspettavano, e forse qualcuno aveva fatto i conti senza l’oste. Questo probabilmente genera qualche condizionamento, ma probabilmente, siamo di fronte ad una sempre più galoppante generale mediocrità della classe arbitrale, e questa è la verità, oltre che la causa di così tanti errori. Le ex giacchette nere sono vittima del dilettantismo (gli arbitri non lo fanno per professione) oltre che di una “crisi di vocazioni” che investe il ruolo, ai danni del più redditizio e gratificante calciatore, insomma ai giovani piace calciare il pallone anziché rincorrerlo senza mai poterlo toccare (tanto per fare una battuta).
Ci rendiamo conto che tutti questi errori, sparata in queste settimane in maniera indistinta verso le grandi e verso le piccole (vedi doppia espulsione all’Inter, rigori a iosa contro il Siena) sono vittime dell’incompetenza, o meglio di una scarsa preparazione. E’ per questo che bisogna lavorare per il bene della classe arbitrale, e anche per il bene delle squadre e degli interessi / investimenti che vi ruotano intorno. Lasciamo lavorare gli arbitri per migliorare e per evitare che si parli di loro: quando non se ne parla, vuol dire che hanno fatto bene il loro dovere. Facciamogli notare anche gli errori, ma non crocifiggiamoli. Facciamoci sentire in caso di torti, ma lasciamoli crescere.