martedì 2 marzo 2010

Arbitri: i torti ci sono, ma non crocifiggiamoli.

Esiste un complotto arbitrale ai danni del Napoli? Per diciotto persone sì, per sei no. Questo il risultato del sondaggio da noi pubblicato sul blog, in merito alla situazione di condizionamento arbitrale che starebbe investendo la formazione azzurra, e che ha trovato l’apice nella gara clamorosamente persa dalla formazione di Mazzarri contro l’Udinese tre domeniche fa per tre reti a una.

Ebbene, nel corso di queste settimane i rigori contro non sono mancati, più o meno evidenti, più o meno netti, esistenti o inesistenti, tanto che il Napoli risulta la squadra che ha ricevuto il maggior numero di calci di rigore contro. Le decisioni dubbie si sono ripetute, tanto da lasciare a bocca aperta tutti, e indurre il Napoli a protestare, seppur con garbo, per poi fare un mezzo dietrofront.

Un dietrofront che però non è un ritrattare, ma semplicemente una presa di coscienza di una situazione difficile a livello globale. Probabilmente il Napoli lassù in classifica non piace: in pochi se l’aspettavano, e forse qualcuno aveva fatto i conti senza l’oste. Questo probabilmente genera qualche condizionamento, ma probabilmente, siamo di fronte ad una sempre più galoppante generale mediocrità della classe arbitrale, e questa è la verità, oltre che la causa di così tanti errori. Le ex giacchette nere sono vittima del dilettantismo (gli arbitri non lo fanno per professione) oltre che di una “crisi di vocazioni” che investe il ruolo, ai danni del più redditizio e gratificante calciatore, insomma ai giovani piace calciare il pallone anziché rincorrerlo senza mai poterlo toccare (tanto per fare una battuta).

Ci rendiamo conto che tutti questi errori, sparata in queste settimane in maniera indistinta verso le grandi e verso le piccole (vedi doppia espulsione all’Inter, rigori a iosa contro il Siena) sono vittime dell’incompetenza, o meglio di una scarsa preparazione. E’ per questo che bisogna lavorare per il bene della classe arbitrale, e anche per il bene delle squadre e degli interessi / investimenti che vi ruotano intorno. Lasciamo lavorare gli arbitri per migliorare e per evitare che si parli di loro: quando non se ne parla, vuol dire che hanno fatto bene il loro dovere. Facciamogli notare anche gli errori, ma non crocifiggiamoli. Facciamoci sentire in caso di torti, ma lasciamoli crescere.

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