giovedì 16 settembre 2010

Napoli-Utrecht 0-0

NAPOLI (3-4-2-1): 26 De Sanctis; 13 Santacroce, 28 Cannavaro, 6 Aronica; 18 Zuniga, 21 Yebda (Lucarelli 6, dal 30° s.t.), , 23 Gargano, 8 Dossena (Maggio 6, dal 23° s.t.); ; 77 Sosa (55’ Hamsik), 22 Lavezzi; 7 Cavani. All. Mazzarri.
UTRECHT (4-4-2): 1 Vorm; 2 Cornelisse, 17 Schut, 29 Wuytens, 3 Nesu; 12 Demouge, 8 Silberbauer, 7 Duplan, 20 Lensky; 11 Mertens; 9 Van Wolfswinkel. All. Ton du Chatinier
ARBITRO: Vad (Ungheria) - Guardalinee: Ring-Szpisjak (Ungheria). Quarto uomo: Bognar (Ungheria). Arbitri di porta: Veizer-Farkas (Ungheria).

Che brutto Napoli quello d’Europa, che si fa fermare dall’Utrecht a reti inviolate. La formazione di MAzzarri gioca una gara brutta in ogni reparto, piena di errori, con poca corsa, e rischia anche di farsi superare dai modesti, ma non certo scarsi avversari olandesi. Un po’ il turn – over, un po’ la condizione fisica non ancora ottimale, fanno di quella del san Paolo una partita quasi inguardabile. Un solo punticino, quindi, per gli azzurri nella prima gara del girone. Nulla è ancora compromesso, ma per le prossime gare bisogna veramente dare il massimo, ed evitare partite come questa.

Ci si aspettava un maggior numero di tifosi per l’esordio azzurro in Europa dopo sedici anni, ma la tessera del tifoso, unita all’attesa sfida con il Liverpool, non riempiono il san Paolo come ci si aspettava.

Primo tempo veramente brutto, con il Napoli che esce tra i fischi dei propri tifosi. I nuovi innesti fanno fatica, in particolare Yebda, che sembra un doppione di Gargano e finisce col pestare i piedi all’uruguaiano, mentre in difesa si balla, portiere compreso, e per poco l’Utrecht non ne approfitta. Il solo Zuniga prova a dare velocità alla manovra azzurra, ma non c’è alcuna azione degna di nota. Sulla stessa falsa riga la difesa, con il centrocampo assente, e l’attacco che poco servito ha scarse idee. Solo con l’ingresso di Hamsik la partita si vivacizza, e nel finale c’è qualche occasione per gli azzurri, ma nulla di che. Il pareggio, alla fine, per quello che si è visto, è il risultato più giusto.

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