giovedì 6 febbraio 2014

Cruz: un nome, un calcio di punizione

foto: www.napolimagazine.com.cn 

"Cruz, Cruz, Cruz, Cruz, Cruz...".

Fare il suo nome al'infinito:era questo il modo per inneggiare a uno dei brasiliani dai piedi migliori mai transitato all'ombra del Vesuvio. e i tifosi lo chiamavano soprattutto quando era il momento di tirare i calci di punizione. Andrè Cruz faceva ancora più notizia perché tirava sì le punizioni, ma era difensore, e spesso la buttava dentro come un attaccante. A Napoli si finì per parlare addirittura di "posizione Cruz" quando c'era quel tiro da fermo leggermente decentrato a destra, non molto distante dal limite dell'area, che potesse scatenare il suo sinistro forte ma anche al tempo stesso vellutato. Ne nascevano traiettorie spesso imprendibili per i portieri avversari. Il suo nome, Cruz, croce, faceva pensare inevitabilmente all'incrocio dei pali, cui spesso mirava, e spesso gli andava alla grande.

Con la maglia del Napoli in tre anni Cruz mise a segno tredici reti, molte delle quali ebbero origine dalle sue micidiali punizioni. Non erano anni esaltanti quelli per il Napoli, ma Cruz, che giocava principalmente da libero, ruolo ormai che non esiste praticamente più, riusciva a combinare una eccellente fase difensiva, con la bravura nel far ripartire l'azione. fu sotto la guida del "santone" Boskov che lo ribattezzò prontamente "ANDREA CRUZ".

Con l'avvento sulla panchina azzurra di Gigi Simoni che gli preferì nel ruolo di libero Ayala, costringendolo ad uno spostamento a centrocampo, Cruz capì che era il momento di cambiare aria. Passò addirittura al Milan, per poi cambiare quasi subito di nuovo maglia, e arrivare allo Standard Liegi, dove ha collezionato la maggioranza dei suoi successi in carriera.


Non avrà vinto, tanto, a Napoli non ha vinto niente, ma è probabile che dopo di lui giocatori abili a tirare così le punizioni, a Napoli difficilmente ne sono capitati.

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